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Processo Mori, “troppo rischioso”: Di Matteo non rappresenterà accusa in appello

Il procuratore generale Scarpinato nega al magistrato di partecipare al secondo grado del dibattimento per la mancata cattura di Provenzano: "Non opportuno incrementare ulteriormente il coefficiente di rischio a cui è soggetto"
Processo Mori, “troppo rischioso”: Di Matteo non rappresenterà accusa in appello
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Roberto Scarpinato rappresenterà personalmente in aula l’accusa nel processo d’appello contro Mario Mori e Mauro Obinu. Lo scrive lo stesso procuratore generale di Palermo nell’istanza con cui ha rigettato la richiesta del pm Antonino Di Matteo di essere applicato anche al secondo grado del processo contro i due militari, imputati di favoreggiamento a Cosa Nostra per il mancato arresto di Bernardo Provenzano, localizzato il 31 ottobre del 1995 in un casolare nei pressi di Mezzojuso.

Il primo processo contro Mori e Obinu si era concluso il 15 luglio scorso con l’assoluzione, secondo il primo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale: la corte presieduta dal giudice Mario Fontana non ha ritenuto infatti che ci fosse alcuna condotta dolosa nelle decisioni prese dai due ex alti ufficiali del Ros. Il pm Di Matteo, appellando la sentenza, aveva chiesto di essere applicato anche al processo di secondo grado: un’opzione prevista dall’articolo 570 del codice di procedura penale, che il pm ha deciso di utilizzare vista la complessità dell’inchiesta, nata nel 2007 dalle dichiarazioni del colonnello Michele Riccio, che negli anni si è poi incrociata con l’indagine sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.

Scarpinato però ha rigettato la richiesta del sostituto procuratore palermitano: secondo il pg non è “opportuno incrementare ulteriormente il coefficiente di rischio a cui è soggetto Di Matteo”. Il pm che ha seguito dal principio l’indagine su Mori, e parallelamente quella sul Patto Stato – mafia, è stato infatti bersaglio di reiterate minacce proprio nei mesi scorsi: lettere anonime molto dettagliate, ma anche condanne a morte pronunciate da Totò Riina in persona. Tutti atti intimidatori strettamente connessi con l’attività inquirente portata avanti da Di Matteo nell’inchiesta sulla Trattativa, in cui lo stesso Mori è oggi imputato davanti la corte d’assise palermitana insieme a boss mafiosi e politici.

Il processo d’appello per il mancato arresto di Provenzano comincerà invece a Palermo il prossimo 9 giugno: oltre a Scarpinato l’accusa sarà rappresentata in aula anche da Luigi Patronaggio, il sostituto procuratore generale che aveva chiesto e ottenuto la condanna a sette anni di carcere per Marcello Dell’Utri, oggi definitivamente colpevole di concorso esterno a Cosa Nostra e attualmente agli arresti ospedalieri in Libano.

Twitter: @pipitone87

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