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“Troppo porno riduce la materia grigia”, studio del Max Planck Institute sul cervello

Non si tratta di una boutade, ma dei risultati di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Journal of the american medical association (Jama) Psychiatry”. “Le nostre ricerche - spiegano i neurofisiologi tedeschi - indicano che il volume della materia grigia nel nucleo caudato destro dello striato è più piccolo in chi fa un uso eccessivo di video pornografici”
“Troppo porno riduce la materia grigia”, studio del Max Planck Institute sul cervello
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Guardare troppi filmati hard riduce la materia grigia nel cervello di un uomo adulto. Parola degli scienziati del Max Planck Institute for human development di Berlino. Non si tratta, infatti, di una boutade, ma dei risultati di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Journal of the american medical association (Jama) Psychiatry”. “Le nostre ricerche – spiegano i neurofisiologi tedeschi – indicano che il volume della materia grigia nel nucleo caudato destro dello striato è più piccolo in chi fa un uso eccessivo di video pornografici”.  

Una ricerca che interessa da vicino l’Italia. In base alle statistiche di YouPorn, Milano e Roma risultano, infatti, ai primi due posti nella top ten delle città del mondo con il più alto numero di accessi al noto sito di video hard, per un totale nazionale di poco più di 391mila visite annue, che colloca il nostro Paese complessivamente al quarto posto a livello globale. Un mercato, quello del porno, che in Italia ammonta a circa 1,5 miliardi di euro, la metà dei quali derivati da pay tv e contenuti in streaming sul web, secondo le stime per il 2008 del rapporto “Il mercato e l’industria del cinema in Italia” della Fondazione ente dello spettacolo. 

Lo studio del Max Planck Institute è stato condotto su 64 maschi di età compresa tra i 21 e i 45 anni considerati, con più di quattro ore a settimana, “Forti consumatori di pornografia”. I diretti interessati sono stati tenuti inizialmente all’oscuro del reale scopo della ricerca, presentata loro con un generico “Misure dell’attività cerebrale attraverso monitoraggio con risonanza magnetica”, una tecnica che permette di analizzare quali aree del cervello sono attive in un determinato istante, o mentre si compie una specifica azione. Per non inficiare i risultati della ricerca, infatti, solo in un secondo momento i volontari sono stati informati del reale significato del monitoraggio ed è stata chiesta loro l’autorizzazione a utilizzare i dati per scopi scientifici. Ciononostante, nessuno ha deciso di tirarsi indietro. Mostrando loro immagini esplicite tratte da siti porno alternate ad altre di diversa natura, i ricercatori tedeschi hanno osservato una riduzione del volume della materia grigia nelle regioni coinvolte nei meccanismi di ricompensa e motivazione. 

Ma si tratta di una precondizione o di una conseguenza, frutto di una vera e propria dipendenza? Gli studiosi su questo punto, al momento, sospendono il giudizio. “Gli individui con un volume dello striato ridotto potrebbero avere bisogno di più stimoli per soddisfare la loro regione della ricompensa. Ma – concludono gli scienziati del Max Planck – occorreranno ulteriori studi per stabilire se le differenze nel volume cerebrale riscontrate nei maggiori consumatori di pornografia ne siano la causa o l’effetto”.

L’Abstract dello studio tedesco

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