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Giachetti scrive a Renzi: “Chi te lo fa fare? Chi ce lo fa fare? Andiamo a votare subito”

Il vice presidente della Camera al premier: "Chiamiamo gli elettori a decidere se tutto quello che si è fatto e, soprattutto, quello che si vorrebbe fare, è davvero così inutile, dannoso, deleterio per i nostri cittadini"
Giachetti scrive a Renzi: “Chi te lo fa fare? Chi ce lo fa fare? Andiamo a votare subito”
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“Chi te lo fa fare? Chi ce lo fa fare? Non rischiamo solo di perdere tempo, tempo di cui il nostro Paese non dispone più? Facciamolo un bel referendum, caro Matteo. Chiamiamo gli elettori a decidere se tutto quello che si è fatto e, soprattutto, quello che si vorrebbe fare, è davvero così inutile, dannoso, deleterio per i nostri cittadini”. Lo scrive in una lettera aperta di “incoraggiamento” a Matteo Renzi, il vice presidente della Camera Roberto Giachetti.

“Una legge elettorale tutto sommato c’è – scrive il deputato renziano – ci sono pure le preferenze che, di sicuro (ce lo hanno spiegato loro!), aiuteranno a verificare la consistenza di tante scelte politiche; andiamo a votare subito e facciamo le cose che abbiamo in mente in un nuovo contesto politico. Certo con questa legge elettorale bisognerà fare un’altra maggioranza di coalizione ma sono sicuro che i rapporti di forza saranno molto migliori per il Pd e poi almeno avrai il diritto e la possibilità di guidare un governo con un gruppo parlamentare coeso e leale”.

Giachetti propone al premier di fare “saltare il tavolo di questo ceto politico”, sulle riforme ma non solo, chi nel Pd “ieri era maggioranza e pretendeva fedeltà alle decisioni prese, oggi con disinvoltura e leggerezza assai preoccupanti rivendica il diritto non a dissentire (ci mancherebbe altro) – sottolinea – ma ad interdire le scelte. Ho sentito addirittura rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza”.

Il deputato del Pd afferma di avere la “sensazione che vi sia un palese accanimento contro a prescindere, una convergente azione dentro e fuori il partito che punta a far saltare ogni cosa a priori giocando sulla manifesta fragilità dell’assetto politico sul quale si basa l’azione del governo”. 

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