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Grillo e la Shoah: se lager e P2 sono la stessa cosa

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Aspettando chi, più titolato di me, scriva della espresse bestialità manifestate dal ricciolo d’argento mi accingo, desolato tra i desolati, a scriverne io.

Mi domandavo se Grillo fosse, semplicemente, un ignorante? Uno di quei tizi italiani, che nella vita ognuno di noi ha incontrato, incapace di rapportarsi alla realtà in termini di confronto, storico e logico, minimamente comprensibile e serio? Uno di quei bei tomi, molesti e fastidiosi, che ti uccide di chiacchiere inutili del tipo che i romeni sono tutti uguali o i marocchini spacciano. Amenità del genere.

Un individuo che affronta la vita secondo il dettame oggi molto in voga della liquidità: una vita liquida si compone di una concezione della storia e della logica anch’essa liquida: l’indifferenziato concettuale che unisce la Shoah a Napoletano e il lager alla P2, invece di regredire, grazie a Grillo, avanza. Tutto è uguale nella farsa e nella tragedia.

Si usa l’Olocausto perché, in fin dei conti, è solo questione di morti. Morti nei lager che sono uguali ai morti di oggi per colpa di governi ignavi e vigliacchi. L’equazione pura e semplice è questa. Nessun pensiero rivolto alle logiche dell’annientamento della diversità e all’ideale di purezza di una razza che combatte le razze impure. Nessun dubbio in merito alla imbecillità di un simile paragone.

Forse ci sono persone a cui piace, ma a me fa orrore un tizio del genere. E non perché creda che certi temi vadano trattati con delicatezza o con rispetto: semplicemente perché certi temi vanno conosciuti prima ancora di essere trattati. Non è solo questione di comunità ebraica vilipesa perché tragica questione di comunità umana e di una storia ancora troppo dolorosa e recente per essere banalizzata e sbeffeggiata per squallidi motivi elettorali.

Se l’Italia non merita i ladri altrettanto dicasi per gli imbecilli.

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