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Editoria, nel 2013 scoperti 68 milioni di contributi illeciti. Coinvolte 13 testate

Il Nucleo speciale per la radiodiffusione e l'editoria della Guardia di Finanza ha portato alla luce 625 violazioni di legge. Hanno ricevuto denaro pubblico senza averne titolo Libero, Il Riformista, Il Roma e Il Giornale di Toscana di Denis Verdini. In ambito radiotelevisivo 34 milioni di omesso versamento del canone di concessione
Editoria, nel 2013 scoperti 68 milioni di contributi illeciti. Coinvolte 13 testate
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E’ di 68 milioni il bilancio delle attività di controllo condotte l’anno scorso dalla Guardia di Finanza sulle società editoriali. Gli uomini del Nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria hanno scoperto, nel corso di tre diverse operazioni (“Free Press”, “Money on Newspapers” e “Grey News”) che 11 editori hanno percepito contributi pubblici illeciti per 13 diverse testate: avevano creato società strumentali (di fatto scatole vuote) il cui unico scopo era nascondere agli occhi dello Stato l’effettivo titolare della proprietà. In modo da poter moltiplicare le richieste di fondi. “Una truffa aggravata ai danni dello Stato”, spiega il colonnello Paolo Occhipinti, comandante del nucleo. Tra le testate coinvolte ci sono Libero e Il Riformista (chiuso nel 2012), entrambe dell’ex deputato di Forza Italia Antonio Angelucci, Il Giornale di Toscana e il settimanale Metropoli degli onorevoli Denis Verdini e Massimo Parisi, entrambi FI, e Il Roma, allora di Italo Bocchino, finito in liquidazione proprio in seguito alla richiesta di restituzione dei contributi ricevuti senza averne diritto. Diciassette persone e 11 imprese sono state denunciate “e”, continua Occhipinti, “circa metà dei 68 milioni usciti dalle casse dello Stato sono stati recuperati sequestrando beni mobili e immobili, titoli, depositi bancari e quote di società”. Alcune irregolarità erano emerse già alla fine del 2013

Allargando il campo anche alle imprese radiotelevisive, gli accertamenti svolti nel corso dell’anno salgono a 344 (di cui 258 su delega dall’autorità di garanzia sulle comunicazioni) e le violazioni di legge portate alla luce a 625. Tra le operazioni più rilevanti in quest’ambito c’è quella battezzata “Tv Fee”, sull’omesso versamento del canone di concessione da parte di emittenti radio e tv (tutte locali): non hanno pagato allo Stato quanto dovuto, cioè l’1% del fatturato riferibile all’attività di radiodiffusione. Gli accertamenti sono stati 35 e hanno permesso di scovare un “buco” di base imponibile di 34 milioni.  L’operazione “User Protection”, infine, ha visto segnalare all’Authority delle comunicazioni 39 emittenti responsabili di aver trasmesso programmi nocivi per i minori, interruzioni pubblicitarie e programmi di cartomanzia, lotto e lotterie. 

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