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Fondi Usa in Italia, Invesco tra i primi azionisti del Corriere della Sera

Nella notte accordo tra sindacato e azienda dopo la sospensione del piano bonus dell'amministratore delegato e della prima linea dei manager
Fondi Usa in Italia, Invesco tra i primi azionisti del Corriere della Sera
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Sempre più Italia nel portafoglio degli investitori americani. Niente banche, industria o moda, questa volta, ma editoria. E, in particolare, il Corriere della Sera. Il 21 marzo scorso il fondo Usa Invesco ha più che raddoppiato la sua partecipazione nell’editrice del quotidiano di Ferruccio de Bortoli, Rcs Mediagroup, portandola dal 2,093 al 5,065 per cento. Si tratta di una quota di “indiretta gestione non discrezionale del risparmio” detenuta attraverso sei controllate che comunque posiziona il fondo al settimo posto nella variegata compagine di azionisti del Corsera

La notizia è emersa nel giorno in cui il Corriere è andato in edicola nonostante i venti di sciopero mossi dall’affaire bonus, per consentire la pubblicazione di un’intervista in esclusiva al presidente Usa Barack Obama in visita in Italia. Le ostilità sarebbero dovute riprendere giovedì 27, ma nella notte sono state sospese dopo che, secondo quanto riferisce il sindacato in una nota pubblicata sul quotidiano in edicola giovedì 27, l’azienda ha convenuto che il sistema di incentivazione dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane e della sua prima linea di manager sarà vincolato al ritorno all’utile del gruppo editoriale. Da qui la sospensione delle giornate di sciopero programmate per giovedì 27, venerdì 28 e sabato 29 marzo che avrebbero dovuto coinvolgere anche la Gazzetta dello Sport.

E così sembra destinata a una conclusione anche la “saga” delle riunioni del consiglio di amministrazione di Rcs, che si riunirà venerdì 28 dopo due slittamenti. Secondo quanto filtrato, in ogni caso, il piano di incentivazione di lungo periodo e di fidelizzazione del management era legato al superamento degli obiettivi del piano industriale 2013-2015 e sarebbe stato versato gradualmente dal 2016 al 2018. Il piano era già stato approvato per il top management e l’idea era che venisse esteso anche alle seconde linee. L’amministratore delegato e la sua squadra hanno però deciso di proporne la sospensione per “senso di responsabilità e come segno di attenzione – hanno spiegato all’Ansa fonti finanziarie -, dopo il disagio emerso in azienda sulla vicenda”.

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