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L’Agcom, il diritto d’autore e il Partito Nazionale Fascista

L’Agcom, il diritto d’autore e il Partito Nazionale Fascista
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L’aggiornamento è tutto si sa.
Soprattutto se si è in procinto di assumere le vesti di possibile censore del web, come  farà Agcom a partire dal 31 Marzo prossimo, data di entrata in vigore del contestatissimo regolamento sul diritto d’autore.

Sarà per questo forse che sul sito dell’Agcom (in una sezione peraltro non più aggiornata dal 2009) la legge 633/1941  sul diritto d’autore, cardine dell’intero sistema del copyright italico, riporta tra i titolari del diritto d’autore anche il Partito Nazionale Fascista.

Il Partito Nazionale Fascista? Nel 2014? Si tratta forse di un refuso? Di un errore di battitura? No, non è un refuso, molto semplicemente la legge 633 del 1941 (anche se ne esiste una versione più recente in altra sezione) presente sul sito dell’Agcom, appunto la legge tuttora in vigore sul diritto d’autore, viene riportata nella versione in vigore durante il Regime fascista.

Basta cercare peraltro su Google “legge 633 e Agcom” ed il link contenente l’aggiornatissima legge appare, come primo risultato del motore di ricerca, in tutto il suo splendore. Secondo gli art 11 e 29 della legge riportata sul sito dunque “Alle amministrazioni dello Stato, al Partito Nazionale Fascista, alle Province ed ai Comuni spetta il diritto di autore sulle opere create e pubblicate sotto il loro nome ed a loro conto e spese”. Eppure parrebbe che anche nel 2009, data di ultimo aggiornamento della sezione contenente la pagina, fosse già in vigore una Costituzione, una forma di governo repubblicana, una ripartizione dei poteri che assegna all’autorità giudiziaria il compito di giudicare dei diritti dei cittadini.

Viene da chiedersi quali saranno gli strumenti adottati per rimuovere i siti, sperando che non siano a base di manganello e di olio di ricino. L’Italia sotto questo profilo, ha già dato.

A questo punto non resta che riportare su Agcom il pensiero di due vecchi marpioni della politica: Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi, che dalle colonne del loro blog e attraverso le parole del blogger Massimo Micucci, hanno vergato parole a pennello per il nuovo ruolo di Agcom. “La nobile e preparatissima Super-Agenzia diventa anche ‘camera delle corporazioni’ per l’accordo tra le parti e ‘comitato prezzi amministrati del Diritto d’autore’ e forse sarà anche esattore in nome degli editori? Appena si saranno riposati dal massacro dei parenti se lo studieranno i Nord Coreani.”

Nell’anno del Signore 2014 che dovrebbe sancire l’ingresso trionfale del nostro Paese nell’empireo dell’Agenda digitale, le nostre pubbliche amministrazioni riportano ancora le versioni delle norme dell’epoca fascista. Salvo imprevisti, dal 31 Marzo prossimo, ai poveri blogger italiani non resterà altro, una volta raggiunti dalla longa manus dell’Agcom, pronunciare la fatidica frase “Eia Eia Alalà” e ritirarsi in buon ordine.

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