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Se l’Unione Europea apre a Cuba

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La home page del Granma, l’organo ufficiale del comitato centrale comunista cubano, celebra  l’inaugurazione della Fiera internazionale del Libro, giunta all’edizione numero 23.

Un post pubblicato su Generación Y, il noto blog di controinformazione curato dalla filologa Yoani Sánchez, racconta quello che la propaganda non vede, la polvere che si annida dietro agli scaffali ben allestiti. Ore e ore di volenteroso lavoro malpagato, il dirigismo dell’Istituto Cubano del Libro, decisioni editoriali sottoposte a rigorose censure condotte dal “compagno della sicurezza”, “el compañero de la seguridad”.

In un post dello scorso 6 febbraio Yoani Sánchez, divenuta oramai riferimento di chi volge uno sguardo critico verso il regime, racconta di un contatto con una giovane reporter di un foglio digitale che autocelebrava la propria audacia per aver citato in un articolo semplicemente “Fidel Castro” piuttosto che il convenzionale “nuestro querido e invencible Comandante en Jefe” (il nostro amato e invincibile Comandante in Capo).

Un bel passo in avanti, verrebbe da dire, sulla strada della libertà di coscienza e della libera stampa.

Intanto l’Unione europea, come annunciato qualche giorno fa da El País, sembra decisa a riprendere i rapporti politici con Cuba, una sterzata improvvisa rispetto al blocco diplomatico adottato, con la posizione comune 697, nel lontano dicembre del 1996. Il testo della posizione comune subordina la cooperazione bilaterale con Cuba ai cambiamenti politici ed economici che sarebbero intervenuti sull’isola.

I ministri degli esteri dei paesi membri – secondo fonti spagnole – vorrebbero autorizzare la Commissione europea alla ripresa del dialogo per riannodare ufficialmente i fili dei rapporti politici nel 2015.  Le aperture di Raúl Castro sui delicati temi delle libertà individuali e dei diritti umani determinerebbero le istituzioni europee al cambio di passo, auspicato già nel 2010 dall’allora premier spagnolo, il socialista Zapatero, sul punto di concretizzarsi ora, sotto il governo del popolare Rajoy, più volte critico col sistema cubano.

Le turbolenze politiche in verità non hanno mai inciso sui rapporti commerciali.

I dati economici lo confermano: l’Unione europea ha la leadership degli investimenti stranieri nell’isola, è il secondo partner commerciale del paese (dietro al Venezuela chavista, ora guidato da Maduro), con un saldo di oltre duemila milioni di euro in esportazioni, secondo dati forniti dall’Ambasciata spagnola a La Avana.

Vedremo se, nel corso delle imminenti negoziazioni, l’Unione europea vorrà esercitare pressioni sul governo cubano perché alleggerisca le asfissianti politiche adottate dal regime sull’accesso al web, sulla repressione della dissidenza e sulle libertà sindacali.

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