Alla fine l’ultima parola, dicevano tutti, spetta al presidente del Senato. E Pietro Grasso, dopo aver ascoltato i diversi orientamenti espressi dai componenti del Consiglio di presidenza, ha dato incarico all’Avvocatura dello Stato di rappresentare il Senato della Repubblica quale parte civile nel processo sulla “compravendita di senatori” che inizierà il prossimo 11 febbraio presso il Tribunale di Napoli con imputato Silvio Berlusconi. Il presidente ha ritenuto che l’identificazione, prima da parte del pubblico ministero poi del giudice, del Senato della Repubblica italiana quale “persona offesa” di fatti asseritamente avvenuti all’interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell’Istituzione, ponga un “ineludibile dovere morale di partecipazione all’accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento”.
Grasso però ha di fatto ignorato il parere della maggioranza del consiglio di presidenza che con dieci voti contrari e otto a favore aveva dato parere negativo alla costituzione di parte civile. Sembrava così che Palazzo Madama rinunciasse a poter chiedere un eventuale risarcimento in un procedimento dove l’imputato è l’ex presidente del Consiglio, il corrotto un ex senatore e vittima l’istituzione nonché quello che fu il governo Prodi. Solo tre giorni fa l’Europa aveva criticato l’inefficienza dell’Italia alla lotta contro la corruzione e la scelta del Consiglio era sembrata l’ennesimo salvataggio nei confronti del Cavaliere.
L’11 febbraio a Napoli inizierà il processo in cui Berlusconi è accusato di aver comprato l’ex senatore IdV Sergio De Gregorio per farlo passare nella fila del centrodestra e votare contro il governo Prodi. Ieri Antonio Di Pietro aveva rivolto un appello perché i senatori decidessero la costituzione che permetterebbe in caso di condanna la richiesta di risarcimento danni. Cuore del processo il versamento dell’ex presidente del Consiglio di 3 milioni di euro a De Gregorio perché cambiasse schieramento e contribuisse a determinare la crisi del governo Prodi dopo le elezioni del 2006. La procura di Napoli aveva chiesto il giudizio immediato nei confronti del leader del Pdl, dell’ex senatore dell’Idv e dell’ex direttore dell’Avanti, ma il gip aveva respinto. Per De Gregorio il giudice per l’udienza preliminare Amelia Primavera ha ratificato il patteggiamento a 20 mesi.
La senatrice di Scelta Civica, Linda Lanzillotta, e l’esponente del Partito Popolare per l’Italia, Antonio De Poli, avevano deciso di esprimersi insieme a Forza Italia, Gal, Ncd e Lega. Avevano dato invece parere positivo alla costituzione di parte civile i componenti del Consiglio di presidenza del Senato che fanno parte del centrosinistra: Alessia Petraglia (Sel), cinque senatori del Pd (Valeria Fedeli, Silvana Amati, Maria Rosa Di Giorgi, Angelica Saggese e Luciano Pizzetti), Laura Bottici (M5S) e Hans Berger (Gruppo Autonomie). Per un totale di otto senatori. Avevano detto no, invece, oltre alla Lanzillotta e a De Poli, anche quattro esponenti di Forza Italia (Maurizio Gasparri, Lucio Malan, Alessandra Mussolini e Maria Elisabetta Alberti Casellati), Lucio Barani (Gal), Antonio Gentile (Ncd) e due senatori della Lega (Roberto Calderoli e Giacomo Stucchi). Per un totale di 10. Grasso ha deciso che invece sì, il Senato deve essere parte civile nel processo. E stando ad alcuni parlamentari è la prima volta che accade nella storia della Repubblica Italiana.
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