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M5S e la rete come ‘grande infamatore di massa’

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Mentre da più parti si tessono le lodi del deputato Di Battista per capacità mediatica e piacevolezza estetica si scoprono, con vera sorpresa, altri deputati, a mio parere ben più meritori dello scontato Di Battista capace di dare risposte sconfortanti e di assoluta banalità. 

Ivan Catalano, che io non conoscevo, scrive un post dai contenuti analitici e intelligenti in merito alla comunicazione del movimento. Su FB scrive: “La rivalità della solidarietà, ottimo trucco Beppe. I consulenti di Pnl stanno facendo un ottimo lavoro. Far dipendere la politica dalla comunicazione e dal marketing, la svuota dai contenuti. Direi che in meno di 10 mesi ci siamo adeguati alla comunicazione peggiore che potevamo fare. L’uso della rete come grande strumento infamatore di massa è la nuova frontiera. La rete dovevamo usarla per far partecipare le persone alla politica, tramite strumenti di democrazia diretta. Casaleggio per quanto mi riguarda riprenditi i consulenti che ci hai mandato”. 

Mi sembra che in poche righe individui due grandi temi: un primo è quello della presunta novità comunicativa che si riduce ad essere totalmente dipendente dal marketing declinato, oltretutto, nella maniera peggiore. Il secondo riguarda la rete a cui si è preferito dare una forma di cloaca maxima piuttosto che di veicolo utile a raccogliere e rilanciare i contenuti politici. 

Dei politologi e dei giornalisti vicini al movimento nessuno è riuscito a condensare, in poche righe, tanta capacità di leggere l’origine delle difficoltà che, indubbiamente, il Movimento sta passando.

Sulle cause di queste difficoltà ho mie convinzioni, personali e come tali fallaci. Renzi è una di queste. La velocità impressa da Renzi, per la precisione. In una realtà politica che è stata ed è assimilata ad una palude, il fatto che si increspino le acque provocando la sommersione di alcune piante e l’emersione di altre è di per sé già un merito che toglie spazio mediatico al movimento. Una seconda causa è dettata dalla consapevolezza che le novità politiche che maggiormente attiravano la curiosità di molti in merito alla democrazia diretta e a alla partecipazione di tutti in una enorme agorà virtuale (a partire dalla famosa piattaforma finita nel dimenticatoio) erano specchietti per le allodole e, in tale funzione, hanno svolto egregiamente il loro lavoro. 

E’ probabile che vi siano margini di miglioramento e di recupero. Ed è credibile l’assoluta genuinità di parlamentari e senatori, oltre che di militanti e simpatizzanti, che però dovrebbero leggersi con attenzione questa riflessione di Catalano e affrontarla con coraggio. 

Potrebbero, in aggiunta, leggere il libretto di Alessandro Dal Lago (Clic, Grillo,Casaleggio e la demagogia elettronica, ed. cronopio) che analizza questa forma di marketing politico applicato alla azienda del duo Grillo e Casaleggio. In tale maniera avrebbero anche una risposta ai quesiti del bravo onorevole Catalano ed una possibile via di uscita. 

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