Tensioni e scontri in tutto il paese hanno segnato il terzo anniversario della rivoluzione in una piazza Tahrir blindata dopo gli attentati di venerdì 24 gennaio rivendicati dal gruppo terroristico Ansar Bayt al Maqdis. Ma alle celebrazioni tra bandiere immagini di El Sisi, che per una buona parte dell’opinione pubblica è ormai diventato il nuovo salvatore della patria e il predestinato alla guida dell’Egitto, si sono contrapposti gli scontri tra la polizia e i sostenitori dei Fratelli Musulmani. L’alleanza islamica, che ha indetto 18 giorni di protesta a partire da oggi, aveva organizzato più di 30 proteste solo nella capitale. Diverse manifestazioni sono state attaccate dalle forze di sicurezza, la prima nella moschea di Mustafa Mahmoud a Mohandessen, dove una persona è morta a causa dei proiettili sparati dalle forze di sicurezza. A ridosso di Tahrir un’altra manifestazione del fronte rivoluzionario è stata dispersa mentre dal sindacato dei giornalisti marciava verso sharia Talath Harb. Dopo l’attacco il movimento 6 aprile, tra gli organizzatori, ha immediatamente revocato la protesta ma ciò non ha evitato l’uccisione di 6 attivisti.

Video di Cosimo Caridi

Scontri anche a Suez, Alessandria e Minya, mentre si sono registrate 3 esplosioni, due al Cairo e una a Suez dove una sede delle forze di sicurezza è stata colpita da un razzo RPG. Il bilancio comunicato dal Ministero della Sanità è di 49 morti e 176 feriti. Numerosi anche gli arresti, secondo i dati del Ministero degli Interni 1079 persone, la maggior parte sostenitori dei Fratelli Musulmani. In Sinai, invece, un elicottero militare è precipitato. Secondo diversi testimoni oculari sarebbe stato abbattuto da un missile. Un episodio che segnerebbe un’evoluzione della potenza dei gruppi jihadisti nella zona, già evidente dopo gli attacchi di ieri nel pieno centro della capitale. I Fratelli Musulmani, al momento hanno rilasciato una dichiarazione chiedendo ai loro sostenitori di lasciare le strade, una mossa necessaria per evitare un nuovo bagno di sangue.

L’Egitto si ritrova così nell’ennesimo momento critico della sua transizione ma il pericolo di esplosioni diffuse costituisce un nuovo elemento di preoccupazione, in particolare per gli abitanti del Cairo. Gli attentati sono una vera e propria sfida contro l’esercito che con le parole “sicurezza” e “stabilita” ha costruito il suo consenso popolare. Nonostante l’enorme dispiegamento di militari e polizia, sia in occasione del referendum della scorsa settimana sia per l’anniversario di oggi, è chiara l’incapacità del governo di fare fronte a una nuova ondata di terrorismo.

Un prezzo da pagare dopo la violenta repressione portata avanti contro i Fratelli Musulmani che lo scorso mese è stato definito dal governo un’organizzazione terroristica. L’esclusione del movimento dalla vita politica ha innescato un rifiorire dei movimenti jihadisti in un modo molto simile a ciò che avvenne negli anni ’90 sotto la dittatura di Mubarak. Inoltre, il terrorismo è stato utilizzato per escludere i Fratelli Musulmani subito dopo la deposizione di Morsi creando una sclerosi collettiva e una propaganda nazionalista che sta deviando l’attenzione pubblica sui veri responsabili degli attentanti. Le centinaia di migliaia di persone scese a Tahrir a celebrare l’anniversario continuano a incolpare i Fratelli Musulmani e sembrano aver assorbito la teoria della cospirazione e dell’infiltrazione di altri paesi negli affari egiziani propinata in dose massiccia dai mass media vicino ai militari. Ciò è dimostrato anche dagli attacchi ai giornalisti stranieri vittime di un’ossessione e un odio generale verso Al Jazeera, l’emittente del Qatar vicina ai Fratelli Musulmani. Intanto per domani è previsto un discorso del presidente a interim Adly Mansour. In molti attendono il discorso del capo di stato che per il momento non ha ancora deciso sul calendario delle prossime elezioni.

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