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Scontro Cancellieri-Dap, “i capi non hanno intenzione di dimettersi”

Riunione tesissima fra la Guardasigilli e i vertici del dipartimento accusati di non fare niente per le condizioni dei detenuti. Secondo Dagospia, la lettera di dimissioni è già pronta, ma una fonte interna smentisce il sito: “Sarebbe da irresponsabili mollare, la notizia è frutto della guerra intestina al reparto”
Scontro Cancellieri-Dap, “i capi non hanno intenzione di dimettersi”
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Se c’è un dipartimento ministeriale dove la silenziosa guerra nei corridoi rischia di esplodere da un giorno all’altro, questo è il Dap. Nei palazzi dell’Amministrazione penitenziaria l’aria è tesissima da molto prima che scoppiasse il caso Cancellieri/Ligresti, con la famosa telefonata della ministra al vice Cascini per l’amica Giulia.

Funzionari contro funzionari, magistrati contro magistrati, poliziotti contro magistrati: tutti vorrebbero la testa del vicino di stanza. E certo non si perde occasione per far trapelare sfuriate o malesseri, laddove siano funzionali alla propria causa. E così persino di sabato pomeriggio esce su Dagospia la notizia di un’infuocata e lunga riunione, giovedì scorso, tra Annamaria Cancellieri e il terzetto che guida il Dap – il capo Giovanni Tamburino e i suoi due vice, Luigi Pagano e Francesco Cascini -, riunione durante la quale la ministra si è “mangiata” i vertici per non aver saputo fare niente  sul sovraffollamento carcerario. “Dopo aver ricevuto qualche rassicurazione, un po’ generica, dal consigliere Tamburino – ha scritto Francesco Bonazzi su Dagospia – ha letteralmente investito i suoi tre alti dirigenti accusandoli, in sostanza, di gestire solo la macchina amministrativa e di non pensare sufficientemente ai carcerati. ‘Non fate nulla per i detenuti!’ è sbottata la Guardasigilli”. Un tono decisamente diverso rispetto a quello della telefonata preoccupata per la salute della Ligresti. E qui un’ulteriore indiscrezione: i tre alti dirigenti sono pronti alle dimissioni, con una lettera già scritta e, forse, già inviata al Guardasigilli.

“La riunione c’è stata e il cazziatone pure, ma il capo e i suoi vice non hanno alcuna intenzione di dimettersi”, fanno invece sapere fonti qualificate interne all’amministrazione, che attribuiscono la diffusione della notizia a una delle correnti dei corridoi di Largo Daga. “In un periodo di tensione e di instabilità politica come questo – proseguono – sarebbe da irresponsabili mollare”. Anche perché, se la nomina di un nuovo capo del Dap avvenisse nell’era Cancellieri, il successore di Tamburino sarebbe senz’altro Mauro Palma, primo presidente dell’associazione Antigone, poi a capo del Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura (e quindi amico di Bruxelles) e oggi Presidente della Commissione ministeriale sul sovraffollamento degli istituti penitenziari. E neanche questa sarebbe una nomina tanto condivisa all’interno del Dap.

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