Dopo il nostro articolo che svelava l’ingresso (attraverso la Pei Srl) della professoressa Maria Claudia Ioannucci, ex senatrice di Forza Italia e amica di Valter Lavitola, nel capitale della Nie Spa che edita L’Unità, è scoppiato un finimondo. I giornalisti della testata (ai quali va la nostra sincera solidarietà in un momento così difficile) hanno avuto il coraggio di affidare al comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero. Se l’editore Matteo Fago non troverà il modo per risolvere il problema, favorendo l’uscita della Ioannucci dal capitale e la sostituzione dell’amministratore della società Nie, Fabrizio Meli, lo sciopero potrebbe partire il 3 gennaio.

Ieri sono usciti ben quattro comunicati sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci: uno del Cdr, uno dell’amministratore della Nie (e anche della Pei della Ioannucci) Fabrizio Meli, uno dell’editore Matteo Fago e uno della Nie. Tutti lanciano accuse al Fatto e annunciano azioni legali. La sostanza è che l’amministratore dell’Unità, Fabrizio Meli, ha nascosto alla redazione che la professoressa Ioannucci era diventata socia della Nie. Nonostante fosse stato proprio lui a cederle le sue quote nella Pei Srl, che partecipa alla stessa Nie.

L’editore Matteo Fago nel comunicato tiene a precisare le quote attuali del capitale della Nie Spa: Matteo Fago 51,06 per cento; Gunther Reform Holding (Maurizio Mian, ndr) 18,18 per cento; Pei Srl (Claudia Ioannucci, ndr) 13,98 per cento; Monteverdi Srl (gruppo Soru, ndr) 12,36 per cento; Soped 1,75 per cento; Renato Soru 1,56 per cento; Chiara Srl 1,1 per cento ed Eventi italiani Srl 0,01 per cento”. Poi aggiunge che Il Fatto ha pubblicato “percentuali di partecipazioni degli azionisti della Nie Spa che sono tutte sballate”. Quelle percentuali (Matteo Fago 30,2 per cento; Gunther 25,9 per cento; Pei 19,94 per cento; ecc…) non sono state inventate dal Fatto ma copiate da un atto del Cerved, la maggiore banca dati in materia camerale, sulla base dell’ultimo elenco soci della Nie depositato in camera di commercio il 24 settembre, prima dell’acquisto a ottobre da parte di Ioannucci della Pei. Solo dopo, come risulta da un successivo elenco soci del Cerved depositato il 19 novembre del 2013, la quota di Pei (Ioannucci) scende al 13,98 per cento e quella di Fago sale al 51 per cento, probabilmente a seguito dell’aumento di capitale.

La sostanza non cambia: una senatrice di Forza Italia amica di Lavitola è il terzo socio del quotidiano fondato da Gramsci, con il 13,98 (non con il 19,94 per cento). Nessun intento da parte nostra di sminuire il ruolo di Fago, che ha ragione a rivendicare la sua quota del 51 perché l’ha pagata, come dimostra il fatto che già in un precedente articolo e in prima pagina abbiamo dato conto della situazione aggiornata. Comunque il Cdr ritiene “inconciliabile con la storia e le battaglie della testata la presenza nell’azionariato di Claudia Ioannucci ex senatrice di FI la cui vicinanza personale e professionale con Lavitola ha provocato danni al giornale”. Il Cdr bolla come “gravemente diffamatorio il titolo del Fatto che accosta il nostro giornale e il suo fondatore Antonio Gramsci a Lavitola”. Mentre l’amministratore Fabrizio Meli annuncia querele della Ioannucci al Fatto “e a quanti hanno accostato e accosteranno il suo nome a quello di Lavitola”. Possiamo dare un suggerimento a Meli su una persona che accosta un po’ troppo i due nomi: è Maria Claudia Ioannucci. Ai pm di Napoli il 19 settembre 2011 ha dichiarato “Lavitola è divenuto, oltre che mio cliente, uno dei miei più cari amici”.

da Il Fatto Quotidiano del 31 dicembre 2013

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