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Wto, si è svegliata la bella addormentata di Doha

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La Bella Addormentata nel Bosco della globalizzazione ha aperto gli occhi con un sospiro. Giaceva da anni dimenticata, affidata alle cure disperate di pochi inguaribili devoti. Invece il Doha Round del Wto a Bali ha prodotto un guizzo da sceneggiatura almodovariana. La bestia nera dei No-Global (movimento mestamente vaporizzatosi, al pari degli Indignados e di Occupy Wall Street) era bloccato da virulente diatribe tra paesi emergenti e sviluppati nonché dal populismo protezionista, melma ideologica in cui adorano sguazzare i retrogradi di destra e di sinistra. Poi il nuovo direttore generale, il brasiliano Roberto Azevêdo concentrandosi su pochi punti, in tre mesi ha risolto il rebus su cui i predecessori avevano agonizzato per 11 interminabili anni.
Dal punto di vista meramente economico, l’accordo non tratteggia mutamenti epocali, ma liberalizza il commercio dei beni trascurando i servizi che stanno a cuore alle economie avanzate) in due modi:

1) Procedure più efficienti e rapide alle dogane, trasparenza, lotta alla corruzione, informatizzazione della burocrazia eccetera
2) La diminuzione dei sussidi all’agricoltura, esenzioni per i programmi di sicurezza alimentare e minori restrizioni alle esportazioni di cotone dai paesi poveri.

L’impulso all’economia mondiale è valutato in un trilione di dollari, ma è la valenza politica a dominare. Nonostante la crisi devastante, 159 nazioni (inclusi irriducibili come Venezuela, Argentina, Cuba e Nicaragua) hanno resistito al riflesso condizionato delle ricette protezioniste, e sottoscritto il principio che per reagire alla crisi va estesa la libertà economica.

Ora sarà più facile aggirare le Maginot politiche che sbarrano l’accordo su settori chiave come telecomunicazioni, finanza, tecnologia e quant’altro. Quasi sicuramente si intensificheranno i negoziati regionali come quello sull’area di libero scambio transatlantica, capaci di dare un impulso potente alla crescita e ricacciare nella pattumiera della Storia i rigurgiti autarchici.

Il Fatto Quotidiano, 11 Dicembre 2013

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