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I morti di Arzachena e la politica crudele

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C’è la politica stupida, la non politica, la politica ladra. E poi c’è la politica crudele, quella che fa dire a una giovane privilegiata come Lara Comi (europarlamentare del Pdl) che le vittime del nubifragio ad Arzachena – padre, madre e due figli – si sono condannate da sole perché “non si vive in uno scantinato, è l’ABC”, in quanto come tutti sanno “uno scantinato non è a norma”. Lo dice ad Agorà, in diretta televisiva. Con la convinzione di aver trovato un argomento forte per difendere le amministrazioni locali, la Regione e la Protezione Civile dalle accuse delle ultime ore. 
 
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La politica crudele è un’invenzione piuttosto recente. Ai tempi del Vajont, nessuno si sarebbe sognato di affermare in pubblico “Non si vive sotto una diga”. E all’epoca dell’alluvione di Firenze, i politici andavano in tv per lanciare appelli al volontariato, magari ipocriti ma certo più decenti del processo alle vittime. Ora persino le parole di generica vicinanza ed empatia sembrano diventate un lusso. Angelino Alfano che, appena sbarcato a Lampedusa non trova di meglio da dire che sono morti perché non avevano cellulari, “se avessero avuto la possibilità di telefonare si sarebbero salvati”Edward Luttwak che accusa il Papa di essere responsabile delle tragedie dei migranti per eccesso di carità e attenzione ai disgraziati in fuga. Niki Vendola che ride di un cronista locale cui scippano il microfono e impediscono di lavorare.
 
La noncuranza per chi non ha potere è il vero fondamento della politica crudele. Se i morti di Arzachena fossero stati vip del Billionaire, se le vittime in mare fossero stati croceristi di prima classe, se il giornalista “placcato” fosse stato del “Corriere” o della Rai, quelle frasi non sarebbero mai state pronunciate. Perché la politica crudele, alla fine, altro non è che l’occasionale e pubblico manifestarsi di un cambio di sensibilità ben più profondo, di un fenomeno carsico che attraversa le culture politiche e che qualcuno semplificando ha definito la nuova lotta di classe dei ricchi contro i poveri. Esiste, e comincia a esibirsi apertamente senza i freni inibitori della vergogna che, un tempo, l’avrebbero tenuta a bada.

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