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Pensioni, troppo facile giocare con i numeri

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Non si era mai vista una difesa tanto tenace delle pensioni da quando a rischiare sono quelle intorno ai 3.000 euro. Aveva cominciato il Corriere della Sera a menare scandalo per la misura del governo che mantiene, sia pure parzialmente, la de-indicizzazione degli aumenti tra i 1.500 e i 3.000 euro al mese. Diversi articoli che, al tempo della riforma Fornero, quando la riforma riguardò l’intera platea dei lavoratori pensionandi, non si erano visti.

Anzi, allora c’era la gara per spronare il ministro a fare di più e meglio. Ieri, il quotidiano Libero, ha dato un ulteriore assaggio di questa campagna sofistica con un titolo facile facile: “Una pensione su due è regalata (da noi)”. Il gioco ruota attorno al sempiterno equivoco tra spesa previdenziale e spesa assistenziale. Libero, infatti, ha sommato i pensionati che usufruiscono di assegni senza aver versato contributi: quelli con integrazione al minimo (6, 9 milioni), con gli assegni sociali (830 mila), i pensionati di guerra (300 mila) e gli invalidi (2, 8 milioni). Deduzione: “Il 46 per cento dei pensionati Inps non ha pagato contributi né tasse”, basandosi su un numero complessivo di assegni di 23 milioni (che nel 2012 però è di 21 milioni).

Se sul numero dei pensionati la percentuale è corretta, sull’ammontare della spesa no. La somma per quelle voci, infatti, ammonta a 32 miliardi su una spesa complessiva, nel 2012, di 249 miliardi. Il fatto è che, come spesso capita, si somma la spesa previdenziale, quella che serve direttamente a coprire le posizioni contributive, con quella “assistenziale” che copre altre voci. Il problema è che questa distinzione non è chiara nemmeno da parte delle istituzioni preposte, compresa l’Inps. Oltre alle voci sopra indicate ci sono quelle che vengono contabilizzate nel suo enorme bilancio: l’assistenza al reddito (cassa integrazione, disoccupazione) per 22,7 miliardi, la spesa socio-assistenziale (malattia, maternità, etc.) per 10,4 miliardi e altre spese ancora. Di tutto questo, la fiscalità generale si fa già carico visto che, nel 2012, i trasferimenti statali all’Istituto hanno superato i 94 miliardi. Una cifra cospicua, frutto anche della fusione avvenuta con l’Inpdap che ha portato nell’Istituto un disavanzo di circa 9 miliardi.

Ma cosa deve essere imputato alla fiscalità e cosa ai contributi realmente versati dai lavoratori, è materia per tecnici molto ferrati. Una bella operazione di trasparenza sarebbe invece molto utile per impostare un discorso pubblico più efficace. Senza allarmismi, spesso giustificati solo dall’intenzione di fare cassa nel modo più rapido e indolore possibile.

Il Fatto Quotidiano, 13 Novembre 2013

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