Lo scorso 16 ottobre, presso il quartier generale di Pontedera, si è tenuto l’incontro tra sindacati e management del gruppo Piaggio, per parlare del futuro della produzione di moto e scooter in Italia. Tuttavia, da questo incontro è emersa una situazione che avrà una rilevanza storica nell’immediato futuro, ovvero l’inizio del tramonto dell’Ape, il veicolo commerciale a 3 ruote più famoso nel mondo, vero e proprio simbolo del Made in Italy dal dopoguerra ad oggi. Il presidente Roberto Colaninno ha dichiarato che esistono criticità per quanto riguarda il mercato europeo dei motocarri, mentre Mauro Faticanti – responsabile Fiom per il settore 2 ruote – sostiene che il mercato europeo dei veicoli a 3 ruote per Piaggio è da considerarsi morto.

Quindi, dopo 65 anni di storia, Piaggio potrebbe dire addio alla produzione italiana dell’Ape. I motivi che dovrebbero portare il gruppo di Pontedera a questa decisione sono molteplici. Innanzitutto, i numeri della produzione. Nel 2007, cioè prima dello scoppio della crisi economica, Piaggio immatricolò solo 10.000 unità di Ape in tutta Europa, ma oggi questo quantitativo rappresenta un obiettivo irripetibile. Inoltre, la gamma attuale del brand Ape è obsoleta, dato che i modelli 50 e TM, gli unici attualmente prodotti a Pontedera, risalgono rispettivamente al 1969 e al 1982. La gamma comprende anche il modello Ape Classic, riedizione del modello MPV di fine anni ’60 e prodotto in India, da cui deriva il modello Calessino 200 per il trasporto passeggeri.

La fase calante dell’Ape è cominciata nel 1993, quando a Pontedera è partita la produzione del Piaggio Porter, di derivazione automobilistica e sviluppato in sinergia con la giapponese Daihatsu. Nel ’99, invece, Piaggio ha avviato la produzione dell’Ape in India. Dai 35.000 esemplari assemblati nel 2003, la produzione ha raggiunto l’attuale livello di 150.000 unità annue. Con il molto probabile abbandono di Pontedera, l’assemblaggio dell’Ape sarà concentrato nell’impianto indiano di Pune, con l’eventuale esportazione di alcuni modelli verso l’Europa.

La storia dell’Ape comincia nel 1948, ma si tratta di una Vespa 125 con cassone e 3 ruote. Nel ’53 è la volta dell’Ape B, con il motore 150 di cilindrata. La prima rivoluzione arriva nel 1956, quando debutta il modello Ape C dotato di cabina, da cui deriva la prima generazione del Calessino per il trasporto di persone. Nel ’58, invece, Piaggio introduce l’Ape D, dotato di portiere ed equipaggiato con il propulsore 170 di cilindrata, proposto anche nella variante Pentarò a 5 ruote. Nel 1966 debutta l’Ape MP, la cui sigla è acronimo di motore posteriore, poi trasformatosi due anni più tardi nel modello MPV con doppio faro frontale.

La gamma dell’Ape fu ampliata nel ’69 al modello 50 dedicato ai “senza patente”, mentre nel ’71 fu introdotto l’Apecar con caratteristiche automobilistiche, in quanto venduto esclusivamente con il volante anziché col classico manubrio. Nel 1982 debutta l’Ape TM, progettato dal famoso designer Giorgetto Giugiaro e prodotto ancora oggi. Nel 1984, invece, è la volta della motorizzazione diesel (progettata dall’italiana Lombardini) per l’Apecar. Quest’ultimo è sostituito nel ’90 dall’Ape Poker a 4 ruote e prodotto fino al 2005, quando ha ceduto il passo al Quargo con la carrozzeria del Porter.

Nel 1994 debuttò anche l’Ape Cross per i quattordicenni, poi trasformatosi in Ape Web all’alba del terzo millennio ed oggi disponibile come Ape Cross Country, sempre in versione 50. Le ultime novità di Ape sono tutte su base Calessino, come la versione Diesel del 2007 prodotta in soli 999 esemplari e la versione Electric Lithium a propulsione elettrica prodotta in sole 100 unità, affiancate quest’anno dalla versione “low cost” con il nuovo motore a benzina 200 di cilindrata.

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