Non c’è due senza tre: all’Editoriale Domus vogliono accedere per la terza volta in meno di quatto anni ai fondi per cassintegrare a zero ore quasi la metà dei redattori. Se ne parlerà mercoledì 30 in Regione Lombardia. I giornalisti dovrebbero scendere da 53 a 33 nel giro di due anni e così il costo del lavoro verrebbe compresso per far fronte al calo di copie e di pubblicità nelle riviste pubblicate dalla società presieduta dall’ex candidata di Scelta Civica, Giovanna Mazzocchi. Un calo che è stato nel 2012 del 12,6% sulle vendite e del 3,3% sulla raccolta pubblicitaria, portando la differenza tra valore e costi della produzione sotto di 2 milioni.

La diminuzione delle diffusioni è comunque in linea col mercato e quella delle inserzioni contrae meno della media del settore, come si legge nella nota integrativa al bilancio 2012. E infatti, sempre secondo l’ultimo bilancio disponibile, a fronte di un risultato netto in rosso di 1,9 milioni di euro c’è stata lo stesso una riserva di rivalutazione che in parte ha distribuito dividendi per 1,8 milioni di euro. La casa editrice ha poi deciso di rilanciare uno dei suoi periodici di punta, il mensile Domus dedicato ad architettura e design, creando un Centro studi formato da giovani architetti (tutti collaboratori, ma presenti in redazione) con l’obiettivo di intercettare le nuove tendenze del settore e affiancare i giornalisti interni, scesi invece dagli 80 del 2009 agli attuali 53 soprattutto grazie ai primi due stati di crisi e ai relativi fondi pubblici di sostegno alle uscite. In tutto, il numero del personale è passato dai 327 dipendenti di fine 2009 ai 261 di fine 2012 (ma il numero dei dirigenti è sempre fermo a quota 18).

Del resto l’Editoriale ha chiuso il suo ultimo esercizio in positivo nel 2007 con un risultato netto di 9,9 milioni di euro e poi, tagliando a più riprese il costo del lavoro, ha cercato di arginare le successive perdite. Il primo anno di rosso è stato il 2008 a -1,5 milioni di euro, esercizio in cui Mazzocchi ha ricevuto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Cavalierato al merito del lavoro per essersi distinta nel mondo dell’industria assicurando “importanti ricadute nel sociale e in particolare nell’occupazione”, come recita la motivazione a ogni nomina del riconoscimento istituito nel 1901.

Il culmine delle perdite, un rosso di 3,3 milioni di euro, è arrivato subito dopo, nel 2009, stesso anno in cui la presidente di Domus è stata insignita del premio Rosa Camuna della Regione Lombardia allora governata da Roberto Formigoni “a favore della promozione sociale delle donne, delle pari opportunità e della collettività, nei campi dell’educazione, del lavoro, della cultura, dell’impegno civile e sociale o della creatività”.

A distanza di quattro anni alla casa editrice fondata nel 1929 dal papà di Giovanna, Gianni Mazzocchi, insieme con Gio Ponti restano alcune carte da giocare, come l’offerta di dati e analisi tecniche del comparto auto che la società vende ricavandone un fatturato complessivo di quasi 9,2 milioni di euro. Il giro d’affari si basa sul sistema del mensile Quattroruote e perlopiù su un’ampia banca dati che la stessa Mazzocchi citava nel volantino per sostenere la sua candidatura (non andata a segno) con Mario Monti al Senato alle elezioni dello scorso febbraio. A spingerla in politica? “L’aspirazione che l’Italia torni a crescere, che il suo lavoro e le sue imprese riacquistino, nel Paese, in Europa e nel mondo, il posto che, tradizionalmente, hanno sempre occupato”.

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