“La resistenza agli atti del potere pubblico, che violino i diritti fondamentali della persona umana, è diritto e dovere di ogni cittadino”. Questa frase che Giuseppe Dossetti avrebbe voluto e non riuscì ad inserire nella Carta Costituzionale circola parecchio in rete in questo periodo. Dossetti fu solo uno dei tanti a teorizzare il “diritto alla resistenza”. Prima di lui almeno Locke, Thoreau, Gandhi, fino a giungere al nostro Aldo Capitini. Oggi questo diritto alla resistenza di fronte alle ingiustizie si sta generalizzando. Innanzitutto con i Nimby, di cui non mi stancherò di tessere gli elogi.

In un’epoca in cui i diritti fondamentali dell’individuo vengono messi a rischio da uno Stato che sempre più vuole imporsi con la forza e sempre meno garantisce i diritti fondamentali, è un buon esercizio ricordare che grandi personaggi hanno teorizzato il diritto a resistere, partendo dal presupposto che lo stato possa essere iniquo ed i cittadini possano/debbano ribellarsi. Il diritto al lavoro (art. 4 della Costituzione), il diritto alle cure sanitarie (art. 32 della Costituzione), il diritto ad un ambiente salubre (art. 9 della Costituzione, così come interpretato dalla Suprema Corte), sono tutti diritti fondamentali della persona che questo Stato sta sacrificando sull’altare di uno sviluppo che rende i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, così violando anche l’art. 3 della Carta. Purtroppo, quella che stiamo già vivendo e che vivremo ancor di più in futuro, si preannuncia come un’epoca di stenti (nulla a che vedere con la decrescita…) e di negati diritti. Anche il “bell’addormentato” popolo italiano chissà che non si svegli e reagisca. Ve lo ricordate Francesco Saverio Borrelli? “Resistere, resistere, resistere.”?

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