LA GIORNATA
“I dieci minuti da incubo” che nelle parole del tecnico Conte hanno ribaltato la partita di Firenze non saranno i dieci giorni che hanno sconvolto il mondo, come fu definita la rivoluzione d’ottobre, ma sicuramente sono un duro scossone nella piccola storia di questo campionato: lanciano in fuga solitaria la Roma imbattuta e vittoriosa contro il Napoli e accorciano la classifica per l’Europa, che potrebbe non essere più una storia a tre. Al Franchi di Firenze, sotto di due a zero, in dieci minuti la Fiorentina infila quattro gol alla Juve – di cui tre di un Giuseppe Rossi in stato di grazia, nuovo capocannoniere del campionato – candidandosi a protagonista del torneo e mettendo a nudo le crepe bianconere proprio a tre giorni dalla sfida di Champions contro il Real. I viola, ancor privi di Gomez, sembrano aver trovato la nuova quadratura di gioco dopo gli stravolgimenti estivi. Mentre ai bianconeri è saltato il tappo delle vittorie che coprivano i malumori di Pirlo e Vidal, le troppe incertezze di Buffon, l’esagerato turnover in attacco, e le continue paranoie di Conte: oramai parodia di quel Mourinho che sentiva dappertutto il rumore dei nemici.

I dieci minuti di Firenze fanno splendere anche la Roma, definita dalla prestigiosa rivista francese L’Equipe come “la squadra più forte d’Europa”, e celebrata da tutta la stampa continentale dopo le otto vittorie su otto con il miglior attacco (22 gol fatti) e la miglior difesa (1 solo gol subito) della Serie A. La squadra della capitale, giocando forse meno bene di altre volte e trovando nel rigore del 2-0 un insperato aiuto per uscire dal dominio territoriale del Napoli, si sbarazza della rivale più pericolosa grazie a due gol di un Pjanic euforico dopo la qualificazione mondiale della Bosnia. Vincere una partita così sofferta non è sintomo di debolezza, ma di esagerata potenza, e se quando Totti esce per un risentimento muscolare Garcia riesce a rilanciare pure Boriello, mai troppo amato in città, vuol dire che il french touch del tecnico è veramente una musica sublime. In casa partenopea, dove Higuain parte dalla panchina facendo lamentare a molti, e per l’ennesima volta, l’assenza di un sostituto in attacco più degno del buon Pandev, si conferma invece più che mai necessario un difensore di livello.

L’altra copertina non può che essere dedicata al Verona, neopromossa di grande tradizione – per molti l’unica vera provinciale ad aver mai vinto un titolo nel dopoguerra – che si gode un clamoroso quarto posto con il tridente Gomez-Toni-Iturbe supportato dal goleador Jorginho. Il tecnico Mandorlini, dopo le poco fortunate esperienze in Serie A, è riuscito finalmente a costruire il 4-3-3 propositivo che cercava da tempo, e un giocatore come Luca Toni, a 36 anni suonati, ha ritrovato quell’entusiasmo da ragazzino che solo la provincia italiana sa trasmettere. Con Verona festeggia anche Bergamo, che si gode la crescita di Cigarini e Bonaventura, conferma la vena realizzativa di Denis e inguaia la Lazio che ha fatto solo tre punti nelle ultime quattro partite. Non tutta la provincia sogna però. A partire da Bologna, dove una volta si riciclavano campioni e oggi ci si chiede a chi affidarsi per risalire dall’ultimo posto, dopo che si è regalato al Sassuolo il primo successo in Serie A della sua storia. Alla stessa Verona, dove la favola del Chievo comincia a scricchiolare. E al Catania che cambia allenatore con De Canio per Maran.

Non trova la vittoria la prima Inter di Thohir, e nemmeno il suo vecchio presidente Moratti che, benché annunciato, non si presenta in tribuna a Torino. E’ rimasto a Milano, dicono, per preparare il cda che il 28 ottobre dovrà formalizzare il passaggio e svelare chi sarà presidente. Per completare la trilogia dell’assenza, rifiuta le telecamere nel dopopartita anche Mazzarri, infuriato perché la sua panchina, da quando è arrivato Thohir, è già diventata a scadenza. Il pareggio è deciso dai portieri, Padelli e Carrizo. La riserva di Handanovic, dentro dopo 5’ per l’espulsione dello sloveno, comincia bene parando subito un rigore a Cerci, ma finisce fuori posizione sulla punizione di Bellomo al 90’, che fissa il 3-3. Un portiere invece l’ha scoperto il Milan. Con Abbiati vittima dodicesimo infortunio muscolare in tre mesi (chiedere a Milan Lab per delucidazioni), esordisce tra i pali il 21enne brasiliano Gabriel, argento olimpico a Londra 2012, ed è un raggio di speranza nella nebbia rossonera. Confortato anche dal ritorno in campo di Kaka, per adesso al Milan per battere l’Udinese basta un gol di Birsa, martedì contro il Barcellona probabilmente no. Ma questa oggi sembra la dimensione esistenziale della Milano calcistica, una mediocrità che nello sport è assai poco aurea.

IL PERSONAGGIO
Il rinascimento fiorentino oggi ha la faccia un po’ così di un ragazzo italiano nato ventisei anni fa nel New Jersey: Giuseppe Rossi ha una faccia di quelle che avrebbero potuto raccontare i Sopranos, o Philip Roth. E invece no, il ragazzo decide di giocare a calcio, e di raccontarla un’altra storia. Nel nome del pallone. Il trasferimento a 13 anni dall’America alle giovanili del Parma, il grande salto al Manchester United, poi di nuovo a Parma (9 gol decisivi per la salvezza degli emiliani) e infine, nonostante Sir Alex Ferguson l’avesse definito “il futuro del club”, viene messo sul mercato. In Italia incredibilmente nessuno lo vuole, e finisce in Spagna, al Villarreal, dove continua a segnare caterve di gol. Allora tutti lo cercano, anche il Barcellona, ma lui resta a Villar Real fino a quel maledetto 26 ottobre del 2011: l’infortunio, i recuperi forzati, le ricadute, praticamente per tre anni non gioca a pallone. Ma nonostante questo la Fiorentina decide di puntare su di lui e a gennaio lo compra per 16 milioni. Nel frattempo si è fatto notare anche in Nazionale, e qualche anno fa il compianto Bearzot, tecnico campione del Mondo a Spagna ’82, lo chiama Pepito in onore all’altro Rossi, Pablito, che nel 1982 con una tripletta aveva fatto piangere il Brasile e poi portato in trionfo l’Italia. Oggi Pepito con una tripletta ha fatto piangere Conte e la Juve, il suo rinascimento è stato completato a Firenze. E davanti c’è solo il Brasile, quello dei Mondiali 2014, dove l’Italia si presenterà ancora con un Rossi in attacco.

LA SPIGOLATURA
“Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, questo altro anno giocherà, con la maglia numero sette”, chissà se stava fischiettando la celebre canzone di De Gregori l’allenatore dell’Atletico Uri, squadra del sassarese appena promossa in Prima Categoria, quando in un pomeriggio di fine estate sulla spiaggia ha visto il piccolo Falou che palleggiava. Uno, due, tre, trecento di fila, senza mai fare cadere la palla, prima di riprendere con sé la borsa con teli e asciugamani da vendere agli ultimi turisti ancora stesi sulla sabbia. Giovanni Muroni, questo il nome del mister, ha avuto un’illuminazione, ed è corso a Cagliari a tesserare quel ragazzino per la prossima stagione. Da quel giorno Falou Samb, un ragazzino di 16 anni arrivato dal Senegal con la famiglia in cerca di fortuna e che invece da molte estati, e per troppe estati ancora a venire, era destinato a camminare sulla sabbia cercando di vendere qualcosa ai turisti, come suo padre ancora oggi fa, è un calciatore dell’Atletico Uri. Oggi da tutto il sassarese accorrono a Usini, e il presidente del club racconta di come in poche giornate gli incassi abbiano già superato quelli dello scorso anno. Il merito è dell’Atletico Uri primo in classifica a punteggio pieno, e di quel ragazzino dinoccolato (196 cm di altezza e 45 come numero di scarpe) con la maglia numero sette sulle spalle a cui tutti pronosticano un futuro nelle serie superiori. Si dice che il suo tecnico Muroni abbia già allertato osservatori importanti. Da ambulante sulla spiaggia a calciatore dilettante con vista sul professionismo: la storia siamo noi, chioserebbe De Gregori, e noi siamo tutti con Falou. 

twitter: @ellepuntopi

RISULTATI
Cagliari-Catania 2-1 (Bergessio (Ct) al 5’ p.t., Ibarbo (Cg) al 26’ p.t. e Pinilla (Cg) al 39’ s.t.)
Roma-Napoli 2-0 (Pjanic al 49’ p.t. e al 26’ s.t. su rigore)
Milan Udinese 1-0 (Birsa al 22’ p.t.)
Atalanta-Lazio 2-1 (Cigarini (A) al 42’ p.t., Perea (L) al 8’ s.t., Denis (A) al 39’ s.t.)
Fiorentina-Juventus 4-2 (Tevez (J) su rigore al 37’ p.t., Pogba (J) al 40’ p.t., Rossi (F) al 21’, al 31’ e al 35’ s.t., Joaquin (F) al 33’ s.t.)
Genoa-Chievo 2-1 (Gilardino (G) al 22’ p.t. e al 5’ s.t., Bentivoglio (C) al 3’ s.t.)
Livorno-Sampdoria 1-2 (Eder (S) su rigore al 19’ p.t., Siligardi (L) al 47’ s.t. e Pozzi (S) su rigore al 51’ s.t.)
Sassuolo-Bologna 2-1 (Berardi (S) su rigore al 13’ p.t., Foloro Flores (S) al 17’ p.t. e Diamanti (B) su rigore al 34’ p.t.)
Verona-Parma 3-2 (Cacciatore (V) al 9’ p.t., Parolo (P) al 19’ p.t., Cassano (P) al 25’ p.t.), Jorginho (V) su rigore al 16’ s.t. e su rigore al 43’ s.t.)
Torino-Inter 3-3 (Farnerud (T) al 21’ p.t., Guarin (I) al 46’ p.t., Immobile (T) al 8’ s.t., Palacio (I) al 10’ s.t. e al 26’ s.t. Bellomo (T) al 45’ s.t.

CLASSIFICA
Roma 24
Napoli 19
Juventus 19
Verona 16
Fiorentina 15
Inter 15
Atalanta 12
Milan 11
Lazio 11
Cagliari 10
Torino 10
Udinese 10
Parma 9
Genoa 8
Livorno 8
Sampdoria 6
Catania 5
Sassuolo 5
Chievo 4
Bologna 3

MARCATORI
8 gol: G. Rossi (Fiorentina), 6 gol: Cerci (Torino), 5 gol: Hamsik (Napoli), Palacio (Inter) e Jorginho (Verona), 4 gol: Florenzi (Roma), Callejon (Napoli), Denis (Atalanta) e Tevez (Juventus)

PROSSIMO TURNO
Sampdoria-Atalanta (sabato 26 ottobre, ore 18.00), Inter-Verona (sabato 26, ore 20.45) Napoli-Torino (domenica 27 ottobre, ore 12.30), Bologna-Livorno, Catania-Sassuolo, Chievo-Fiorentina, Juventus-Genoa, Parma-Milan, Udinese-Roma (domenica 27, ore 15.00) Lazio-Cagliari (domenica 27, ore 20.45)

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