Il ritorno, attesissimo, è per metà novembre. Piero Marrazzo tenta di lasciarsi alle spalle lo scandalo del 2009, il filmino, le trans, i carabinieri infedeli e la cocaina, e torna a fare il giornalista. Dal prossimo mese, in seconda serata su Raidue, l’ex governatore della Regione Lazio condurrà Razza umana, una serie di documentari che racconteranno il mondo dal punto di vista italiano.

L’annuncio ufficiale lo ha dato lo stesso Marrazzo, ospite di Nicola Porro a Virus, alla fine di un’intervista che ha ovviamente preso le mosse dallo scandalo che lo ha coinvolto ormai quattro anni fa. Marrazzo ha parlato di “frequentazioni sbagliate, che un uomo politico non si può permettere”, ma ha voluto ribadire che in tutta quella storiaccia, lui è la parte lesa: “In un Paese dove regna la corruzione, io non ho mai fatto niente di questo tipo. Ma ho dovuto dimettermi”. Interessante anche il passaggio sulla telefonata di Berlusconi che preannunciava il filmino: “Perché lo ha fatto? Non lo so. Ma lì ho commesso un errore: dovevo avvertire le autorità”.

E mentre Piero Marrazzo rispondeva alle domande di Nicola Porro in diretta tv, sui social si commentava con la franchezza tipica del web. Alcuni si lanciavano in battute pecorecce, ma la maggioranza sembra aver “perdonato” l’ex governatore del Lazio. In molti hanno visto in quell’intervista una sorta di approdo finale di un cammino di “redenzione”. Le cose maggiormente apprezzate sono state la sincerità e il coinvolgimento emotivo nel racconto. E i social, popolati da attentissimi osservatori e da spietati giudici, hanno emesso la sentenza di riabilitazione. Ma Piero Marrazzo lo ha detto chiaramente anche a Nicola Porro: “Io devo essere perdonato solo da mia moglie, dalle mie figlie e dalle persone che mi vogliono bene”.

La brutta storia di via Gradoli, della droga e dei filmini, delle morti misteriose e dei dossier, non può essere già archiviata, almeno non per quanto riguarda la vicenda processuale. Ma Piero Marrazzo sembra aver voltato pagina, pronto a tornare in campo da giornalista dopo un lungo periodo di isolamento e faticosa risalita.

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