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Immigrazione, la colpa di questa shoah non è degli scafisti

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scafistiMa quali scafisti? In queste ore ai Tg, alla radio, su alcuni giornali non si fa che sentire che la colpa delle tragedie del mare di questi anni (ricordo i numeri dell’ecatombe: ventimila uomini, donne e bambini seppelliti dentro il nostro bel mar Mediterraneo) sarebbe degli scafisti. Cioè di quegli uomini che, insieme ad altri pochi uomini, organizzano le carrette dalle coste della Libia (quasi tutte partono da Tripoli) e le portano a Malta, a Lampedusa. Gli scafisti. E tutti a parlare di questi scafisti, ad addossare a loro tutta la colpa e a ripulirsi così, in fretta e furia, la coscienza.

No, non è proprio così. Sarebbe come addossare la responsabilità della shoah a coloro che nei campi di sterminio azionavano le docce a gas dalla camera a fianco. No, non è così. La responsabilità di questa nostra shoah quotidiana a silenziosa è solo e soltanto una: una legislazione (italiana e europea, naturalmente in accordo con il “governo” libico) che vieta ai profughi (ricordo: di solito di guerra, ma anche di carestie, povertà) di raggiungere l’Europa. Non possono entrare. Sono clandestini da respingere, non profughi a cui per le minime ragioni umanitarie è doveroso prestare soccorso.

È solo in quanto clandestini da respingere che sono costretti a mettersi nelle mani di scafisti (che tra l’altro si fanno pagare molto caro: costa dai 1000 ai 2000 dollari americani una traversata) che, poiché fuorilegge, possono fare di loro quello che vogliono, compreso il farli imbarcare su “scaldabagni” arrugginiti. È solo perché tahrib, clandestini, che sono costretti a stare a quelle condizioni. Che sono costretti a consegnarsi a una possibile morte, all’imbarco. Che sanno che non possono neppure essere, in caso, soccorsi dalle imbarcazioni civili locali, perché a loro volta fuorilegge in caso di soccorso a dei clandestini, imputabili di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Non i mafiosi che organizzano gli arrivi in Italia per usare questa poverissima manodopera sui campi o nei cantieri, no: il favoreggiamento è per chi soccorre. Questa è, e di nuovo, continuamente ci imbattiamo in questo: in una farsa.

Ma, diosanto, che almeno i giornalisti fossero onesti. Non dico chi quelle leggi le ha volute e le supporta ogni giorno: i giornalisti che danno le notizie in tv, radio, giornali. Non ci vuole molto a capire che se quei profughi fossero garantiti, se non fossero illegali, il loro viaggio sarebbe ben diverso. Garantito. Normale. Caldo. Sicuro. Con acqua. E cibo. Coperte. Certo.

 

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