Nel giro di un anno si potranno stipulare i mutui per l’acquisto della casa nei 28 Paesi dell’Unione europea con le stesse regole. Il Parlamento di Strasburgo ha approvato nei giorni scorsi una direttiva in base alla quale chi accende un prestito immobiliare a Milano, Madrid, Riga o Vienna avrà il diritto a informazioni più trasparenti su tutte le condizioni applicate dalle banche. Maggiore protezione, quindi, contro le montagne russe dei mercati che gonfiano le rate mensili in relazione all’andamento dei tassi (Euribor in caso di mutuo a tasso variabile ed Eurirs per quello fisso) o al mancato rimborso del finanziamento.

Nel dettaglio, la disposizione europea prevede che gli istituti di credito forniscano obbligatoriamente un modulo standardizzato con la descrizione dei rischi, incluso il costo totale del mutuo (il nostro Isc, l’indicatore sintetico di costo che considera oltre al tasso applicato con cui si calcola la rata mensile anche le spese accessorie iniziali e le spese periodiche) e le possibili conseguenze finanziarie di lungo termine. Inoltre i mutuatari avranno sette giorni di tempo tra la consegna del prospetto e la firma per “riflettere bene” sul loro impegno, come una sorta di diritto di recesso. In fin dei conti stiamo parlando di un impegno che mediamente dura oltre 15 anni.

Regole pensate per far sì che anche in caso di difficoltà nel pagamento dei bollettini, il sequestro della casa ipotecata diventi l’ultima strada da seguire. Le commissioni di mora dovranno, infatti, riflettere i costi effettivi e la vendita dell’immobile dovrà essere realizzata al miglior prezzo a copertura dell’eventuale debito residuo. Inoltre, dovrà essere prevista una soluzione abitativa alternativa per chi perde la casa. Un riferimento evidente al drammatico bilancio che ha visto, ad esempio, solo nel 2012 quasi 46mila famiglie italiane costrette a lasciare la propria abitazione perché non sono riuscite a pagare le rate.

Senza sottovalutare che chi decide di sottoscrivere un mutuo in valuta estera deve essere informato prima della firma del contratto che l’importo delle rate da corrispondere potrebbero aumentare. In alternativa, al mutuatario potrebbe essere consentito di cambiare la valuta, a determinate condizioni e al tasso di cambio indicato nel contratto di prestito. Sono, infatti, migliaia gli europei che negli scorsi anni hanno sottoscritto un mutuo in franchi svizzeri non essendo stati adeguatamente informati che nel lungo periodo la decisione si sarebbe rivelata molto più onerosa per le oscillazioni del mercato.

Il via alla rivoluzione arriverà, comunque, solo dopo che ogni Stato recepirà la normativa applicandola sul territorio nazionale. E questo è un elemento non da poco conto, visto che dovrà esserci l’impegno di tutti i Paesi europei a garantire che le norme siano correttamente applicate con una prassi comune. Banche permettendo.

Con uno sguardo a casa nostra, infatti, la maggior parte delle disposizioni previste in teoria non dovrebbero portare grosse modifiche perché, in una forma o nell’altra, sono già in vigore. È il caso dell’abolizione della penale per l’estinzione anticipata abolita già dal 2007. Peccato, tuttavia, che nella pratica il quadro che concerne il mondo dei mutui sia sconfortante. Basta scorrere i dati emersi dall’ultima indagine di Altroconsumo per scoprirlo.

Non solo gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti del credito non erogando più prestiti – secondo la Banca d’Italia tra il 2011 e il 2012 le erogazioni sono diminuite del 37,4%, mentre i mutui italiani si confermano i più cari d’Europa con un tasso medio d’interesse applicato che a maggio ha toccato quota 3,53% contro una media dell’area euro del 2,87% – ma soprattutto continuano a commettere scorrettezze a danno dei clienti.

I numeri più delle parole. Otto banche su dieci, nonostante non sia previsto per legge, impongono di aprire un conto corrente presso la propria filiale, il 24% delle agenzie costringe a sottoscrivere una polizza vita (che non è obbligatoria) e il 17% obbliga addirittura ad acquistare una polizza incendio di cui sono allo stesso tempo venditrici e beneficiarie. Una pratica scorretta dal ghiottissimo giro d’affari: secondo l’Isvap nel solo 2010 le banche hanno raccolto 2,4 miliardi di euro, mentre i mutuatari hanno sborsato fino all’80% rispetto agli altri prodotti disponibili sul mercato.

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