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Silvio Berlusconi, the show must go on

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La temperatura è quella dell’inferno. E, per come me lo immagino io, anche il resto non si discosta poi molto. Cori scomposti e disarmonici di un entusiasmo a gettoni, che ricorda gli applausi a comando dei talk-show, si susseguono disordinati, rischiando quasi di coprire la voce affaticata di un fomentatore di folle che il fomento non ce l’ha più. 

Inside my heart is breaking/ My make-up may be flaking/ But my smile still stays on” ..il discorso del Cavaliere senza macchia e senza paura sembra contenere un unico messaggio criptato : The show must go on.

Se avesse potuto cantarla, Mister Silvio, la verità l’avrebbe rubata a Freddy Mercury e avrebbe dichiarato la fatica di continuare a presenziare ad una farsa che non prevede la parola ‘fine’. Ma non poteva.  

E così  l’ha delegata alla commozione che l’ha accompagnato dalla prima parola all’ultima : lacrime trattenute di senilità, usura emotiva, esaurimento energetico hanno tradito gli intenti verbali di futuribilità ed irriducibilità con cui ha arringato l’improbabile accozzaglia di umanità che gli sudava davanti. “Io non mollo”, ha detto; “Io devo trovare la volontà per andare avanti”, avrebbe voluto cantare.

C’era una volta un imprenditore di successo che voleva prendersi l’Italia; c’è, adesso, un signore vecchio, colpevole e ridicolo che vorrebbe restituirla ma non può. 

Perche’ quel signore, in soli due decenni, ha creato attorno a sé il vuoto pneumatico, ha svuotato la parola ‘destra’ di qualsiasi significato storico-ideologico, ha creato un buco di dirigenza profondo vent’anni, ed oggi si trova a non avere nessun bastone politico su cui appoggiare la sua vecchiaia, nessun erede che saldi il conto per lui o che almeno gli lasci il tempo di saldarlo, distraendo gli italiani con il numero del fazzoletto.

“Chi di spada ferisce, di spada perisce”: così mentre le nuove generazioni sanguinano ancora a causa dell’acuminata assenza di contenuti con cui sono state cresciute, il Cavaliere rischia di soccombere proprio a causa di quei cartonati di esseri umani che ha allevato all’ombra della disinfestazione politico-ideologica. Che tutti gli esponenti del Popolo della Libertà siano anonimi modelli vestiti dall’insigne stilista di Arcore non e’ un segreto per nessuno: tutto quello che sono in grado di fare è sfilare con dei capi preconfezionati. Di conseguenza è evidente che non potranno disegnarsi da soli la collezione autunno-inverno. 

Per questo Silvio non può mollare, perche’ senza di lui lo show avanti non ci va. Del resto pero’ “Chi di Alfano ferisce, di Alfano perisce”.
 

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