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Imperia, evasione fiscale: sequestro porto turistico su richiesta Agenzia Entrate

L'evasione viene contestata alla società incaricata della gestione della struttura, la Porto di Imperia spa e la procedura è stata eseguita dagli ufficiali giudiziari del capoluogo. Il Porto e la sua costruzione, i cui costi sarebbero lievitati da 30 a 140 milioni di euro, è stato al centro di una indagine della Procura
Imperia, evasione fiscale: sequestro porto turistico su richiesta Agenzia Entrate
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Una evasione da 142 milioni di euro. Per questo l’Agenzia delle Entrate ha chiesto e ottenuto dalla Commissione Tributaria il sequestro cautelativo del porto turistico di Imperia. L’evasione viene contestata alla società incaricata della gestione della struttura, la Porto di Imperia spa e la procedura è stata eseguita dagli ufficiali giudiziari del capoluogo. 

Il Porto e la sua costruzione, i cui costi sarebbero lievitati da 30 a 140 milioni di euro, è stato al centro di una indagine della Procura che prosegue per truffa dopo una archiviazione del reato per associazione a delinquere. Archiviazione che ha riguardato l’ex ministro Claudio Scajola e il costruttore Francesco Caltagirone Bellavistae e altri indagati disposta dal gip di Imperia Massimiliano Botti. 

Nell’inchiesta sul porto turistico, partita nel settembre del 2010, erano finiti il direttore generale del Comune di Imperia Paolo Calzia e gli ex direttori della Porto Imperia spa, Carlo Conti e Domenico Gandolfo. A due anni di stanza il gip, su richiesta degli stessi pm, ha archiviato tutte le accuse non solo nei confronti di Scajola, ma anche quelle nei confronti degli ex presidenti della Porto di Imperia spa, Beatrice Parodi, Pietro Isnardi e Antonino Parisi, e per l’ingegnere di Acquamare Maria Rosaria Campitelli.

Per il filone rimasto aperto l’accusa ipotizza una truffa di circa 288 milioni di euro. Secondo la procura, i lavori per la costruzione del porto turistico sarebbero stati affidati, dalla concessionaria Porto Imperia spa (finita nel mirino del fisco) alla società Acquamare, facente capo a Francesco Bellavista Caltagirone, senza seguire una regolare gara d’appalto. Caltagirone, secondo l’accusa, fu “scelto secondo logiche di conoscenza anziché nel rispetto delle procedure stabilite dalla legge, e proprio questi comportamenti hanno trasformato di fatto la principale opera pubblica nonché occasione di sviluppo della città di Imperia in una truffa di proporzioni gigantesche”. Acquamare – socia al 33% della Porto di Imperia spa (partecipata al 33% dal Comune e per il restante da Imperia Sviluppo – ha sempre respinto la accuse, spiegando che si trattava di un’opera privata per la quale non sono mai stati investiti soldi pubblici. Per la costruzione del Porto Turistico non era mai stato emesso un bando di gara, e i magistrati vogliono capire se ciò sia giustificato o meno. Inoltre i costi iniziali avrebbero dovuto essere in un primo tempo di 30 milioni, ma sono poi lievitati fino ai 140.

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