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Margherita Hack ci mancherà. Qui dove dirsi laici e atei è, ancora, uno stigma

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La mia amica Laura lo ricorda ancora con un brivido: quando invitammo Margherita Hack a Genova, per la presentazione di un numero di Marea sulla scienza, nel 1996, eravamo così terrorizzate di fare errori nel riceverla, lei che aveva fama di essere piuttosto ‘burbera’, che commettemmo l’errore più grosso: in alcuni inviti invece di astrofisica scrivemmo ‘astrologa’: erano solo poche decine, ma tanto bastò per entrare in paranoia.

Ma come, proprio con lei che aborriva tutto ciò che era in odore di superstizione e che non mancava mai occasione per esprimersi in modo categorico contro quello che chiamava ‘il circo dell’inganno’ si rischiava di fare quella figuraccia?

Per fortuna gli inviti fallati furono spazzati via, e Margherita non lo seppe mai.

Strana e unica, questa scienziata di fama planetaria che davvero poco si curava dell’aspetto e delle forme esteriori: sembrava sempre che fosse uscita di casa afferrando le prime cose che le erano capitate, eppure era autorevole e luminosa, qualunque cosa indossasse, in un qualunque modo i suoi capelli ribelli decidessero di stare.

Qualche anno fa non volevano rinnovarle la patente, senza nemmeno farle provare a guidare l’auto verificando riflessi e capacità, solo perché aveva superato gli ottanta. Si era arrabbiata, e con ragione.

Vegetariana, (uno degli ultimi libri che ha scritto è proprio il racconto della sua scelta alimentare etica), strenua difensora della laicità tanto da dirsi forte e chiaro atea, senza mai addolcire il suo giudizio sulle ingerenze vaticane nella cultura e nella politica italiana, aveva  una voce profonda e rassicurante capace di incantare, quando narrava del cosmo, tanto che esiste un bellissimo audiolibro di un’ora circa, con la registrazione di una sua ‘lectio magistralis’ sulle stelle.

Margherita Hack ci mancherà, in un paese dove dirsi laici e atei è, ancora, uno stigma.

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