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Digitale, governo non pervenuto

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E’ vero che il governo si è insediato da poco, ma comunque a vari livelli ha già parlato. Oltre al solito bla bla sull’importanza del digitale: “può creare miglia di posti di lavoro” – “è il futuro del paese”-“contribuirà alla crescita del Pil”, però non si è andati. Nessuna iniziativa è stata presa, a partire dai decreti attuativi per il funzionamento della pur sgangherata Agenda digitale. Non si è voluto individuare un responsabile di governo, cioè un sottosegretario al settore preposto al coordinamento. Pare a causa di rivendicazioni personalistiche e spartitore, con buona pace dell’importanza del tema. Le amministrazioni pubbliche continuano ognuna per proprio conto l’avventura digitale.

Provare per credere i diversi servizi on line messi in piedi dai comuni o dallo Stato. Banche dati che non si parlano, complicate procedure informatiche, principi di open source sconosciuti. E ti ritrovi all’alba del terzo millennio a fare la fila. Ma la cosa più grave è l’assenza di strategia per lo sviluppo dei nuovi servizi e delle nuove infrastrutture. Quest’ultimo è forse il tema più urgente.

In queste ore si sta decidendo il destino di Telecom. La più importante azienda del settore, che gestisce la rete su cui ciascuno di noi parla e naviga, è sull’orlo di una crisi dagli effetti devastanti per l’occupazione e l’economia. Eppure nessuno se ne occupa. Al contrario sarebbe necessario uno sforzo di politica industriale senza precedenti, a partire dal tema dello scorporo della rete e del suo sviluppo.

Anche per quel che riguarda il capitolo delle frequenze tutto tace (della gara si sono perse le tracce così come di una necessaria revisione delle regole sull’uso dell’etere). Per non parlare della pubblicità e della riforma della Rai. Quelli invece che non stanno fermi sono gli interessi. E’ voce corrente di grandi accordi tra i principali operatori del settore sui diritti televisivi e sul copyright in rete. Accordi benedetti dal viatico di grandi lobby internazionali e da qualche iniziativa regolamentare.

I soliti noti si rafforzano (basta leggere i dati di borsa per capire), gli interessi collettivi invece soffrono. Tutto nella più assoluta opacità. Ed infine, questioni come quelle relative alla rete, sempre più centrali nello sviluppo dei futuri assetti democratici, liquidate anche da uomini di governo sotto la voce: sanzioni. Non c’è niente da fare dobbiamo morire di televisione, guai a pensare ad una cosa più moderna se no poi crolla tutto.

 

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