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Cig, già persi 2.600 euro a testa nel 2013. “Cisl: 178mila posti a rischio”

Aprile ha messo a segno 100 milioni di ore di cassa integrazione, con un trend che mira a sfondare il tetto del miliardo di ore anche per il 2013. Per un totale di 530mila lavoratori in cassa a zero ore da inizio anno. Intanto si discute il provvedimento per finanziare gli ammortizzatori sociali
Cig, già persi 2.600 euro a testa nel 2013. “Cisl: 178mila posti a rischio”
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Il quadro dello stato del sistema produttivo e della condizione dei lavoratori in Italia è sempre più grave. Il solo mese di aprile, secondo quanto rileva la Cgil sulla base dei dati Inps, ha messo a segno circa 100 milioni di ore di cassa integrazione, con un trend che mira a sfondare il tetto del miliardo di ore anche per il 2013.

Il tutto per un totale di 530mila lavoratori in cassa a zero ore da inizio anno che hanno subito un taglio del reddito per 1,4 miliardi di euro, pari a 2.600 euro netti in meno per ogni singolo lavoratore. E tra questi, sottolinea la Cisl in una nota, circa 178mila sono i posti “a rischio” ovvero i lavoratori che dopo il fermo potrebbero non rientrare in fabbrica o in ufficio.

Un rapporto, quello della Cgil, diffuso mentre si discute del provvedimento del governo per finanziare gli ammortizzatori sociali. “I dati di aprile richiamano, per l’ennesima volta, la necessità di dare centralità al mondo del lavoro”, osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. “Ma le opzioni di cui si discute non sono assolutamente all’altezza: sarebbe infatti intollerabile utilizzare i fondi per le politiche attive e per detassare la produttività, a maggior ragione dopo le forzature su quest’ultimo punto, sanate poi dalle parti, per finanziare gli ammortizzatori in deroga”.

La dirigente sindacale, nel sottolineare come “insieme alla cassa integrazione in deroga c’è il tema della mobilità in deroga e dei contratti di solidarietà“, punta poi il dito contro le ipotesi allo studio e che ritiene siano “una scelta sbagliata e recessiva, che ripercorre strade già praticate, ovvero quelle di usare le scarne risorse del lavoro invece di industriarsi per trovarne di nuove e aggiuntive”.

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