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Cleveland, Castro costrinse Amanda a partorire in una piscina gonfiabile

L’ex autista di scuola bus, 52 anni, dovrà rispondere dell’accusa di stupro e di quattro capi di imputazione per sequestro di persona nei confronti di Amanda Berry e della figlia di 6 anni, nata durante la prigionia, Gina Dejesus e Michelle Knight, tutte e quattro liberate grazie ad un vicino
Cleveland, Castro costrinse Amanda a partorire in una piscina gonfiabile
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Ariel Castro, l’uomo che a Cleveland (Ohio, Usa) che per dieci anni ha tenuto segregate nella sua abitazione tre giovani donne, comparirà in Tribunale. L’ex autista di scuola bus, 52 anni, dovrà rispondere dell’accusa di stupro e di quattro capi di imputazione per sequestro di persona nei confronti di Amanda Berry e della figlia di 6 anni, nata durante la prigionia, Gina Dejesus e Michelle Knight, tutte e quattro liberate grazie ad un vicino, Charles Ramsey. I due fratelli di Castro, portati via dalla polizia perché si trovavano in casa con lui al momento dell’arresto, sono stati giudicati estranei alla vicenda. Ariel Castro, secondo la polizia, ha agito da solo. “Ariel ha tenuto tutto il mondo all’oscuro”, ha detto il vicecapo della polizia di Cleveland, Ed Tomba.

Tutte le tre ragazze erano schiave sessuali di Ariel, ma è stata Michelle, la più grande delle tre, a rimanere incinta almeno cinque volte. Tutte gravidanze che lo stesso Castro, nel corso degli anni, ha sempre interrotto violentemente a furia di pugni sulla pancia della donna, provocandole aborti. Gina, invece, pare che non sia mai rimasta incinta mentre il parto di Amanda è avvenuto in condizioni tremende: pare che la donna si sia stesa in una piccola piscina gonfiabile in modo, riferiscono le fonti citando parole attribuite a Castro, da non “sporcare troppo”.Tutte le tre donne e la bambina, ovviamente, non hanno mai avuto alcun controlli medici in 10 anni.

In casa gli investigatori dell’Fbi hanno trovato corde e catene a dimostrazione dello stato di segregazione e soggezione non solo psicologica delle vittime. Che a quanto pare potevano comunicare poco anche tra di loro: Amanda avrebbe detto di non conoscere i veri nomi di Gina e Michelle. Quanto alla liberazione, Amanda avrebbe raccontato che l’enorme porta interna era stata lasciata aperta, mentre quella dell’ingresso era chiusa. E quando aveva cominciato a urlare e a tentare di sfondarla era terrorizzata perché temeva che Castro fosse dall’altra parte e volesse metterla alla prova, per coglierla in fallo nell’eventuale tentativo di fuga. Invece le sue urla sono state sentite da un vicino Charles Ramsey il cui coraggio ha permesso la fine di un incubo. 

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