Era il maggio del 1997 e cominciò tutto da qui, da Hong Kong, dal mal di gola di un bimbo di tre anni che morì pochi giorni dopo di complicanze respiratorie al Queen Elizabeth Hospital. Era il paziente zero della H5N1, quella che fu la prima e più grande epidemia di influenza aviaria. Scuole chiuse, attività ferme, borse a picco. Il ricordo è ancora vivido in questa grande città al confine tra Oriente e Occidente. Per questo Hong Kong si è svegliata stamattina con il fiato sospeso: al Queen Elizabeth Hospital è stata isolata ieri sera una bambina di sette anni, affetta da sintomi compatibili con la nuova ondata di virus influenzale killer, l’H7N9 (fino a oggi, 6 morti su 16 casi di infezione conclamata: tutti nella zona est della Cina, quella di Shanghai e Nanjing, report aggiornati li trovate qui).

Immediata la conferenza stampa del governatore dell’ex colonia britannica: la situazione è sotto controllo, la ragazzina proveniva da una vacanza a Shanghai, non l’ha contratta qui. Istituto di sanità locale: non ci sono conferme di contagio da uomo a uomo, a Shanghai la paziente è stata in contatto con pollame infetto. Nonostante le rassicurazioni, dalle 16 di ieri pomeriggio la televisione di Hong Kong ha cominciato a mandare in loop uno spot persino patinato (attori attraenti, filtri accattivanti, musichetta, virtuosismi grafici) in cui il governo raccomanda l’utilizzo della mascherina chirurgica al primo segnale di raffreddore, suggerisce di non frequentare i luoghi pubblici se non è necessario, di buttare i propri fazzoletti nei cestini e di cambiare spesso l’aria nei luoghi in cui si risiede con altre persone. Come dire: è solo questione di tempo, attenti che arriva. Questa mattina, dunque, la prima notizia è stata quella più attesa: per il momento non è la nuova aviaria, la bambina ricoverata ha un’altra influenza. Oggi sta meglio. Ergo: Hong Kong è ancora immune. Fino a ora.

Mi sono trasferita qui due settimane fa, i miei bambini cominceranno la scuola locale tra 48 ore. Lo ammetto: era la notizia che aspettavo anch’io. Dalla scuola per il momento nessuna comunicazione particolare. D’altronde, viviamo nella città in cui le misure igieniche preventive sono già le maggiori al mondo. All’inizio fa quasi paura. Arrivi all’aeroporto, due bimbi aggrappati al trolley e vieni gentilmente assalita da tre operatori sanitari armati di termometro a infrarossi. Niente febbre, possiamo passare. Questo avveniva a metà marzo, prima che il primo pollo cominciasse a starnutire. In effetti sono 16 anni che avviene, a partire da quel famoso mal di gola del 1997 che finì in un disastro sanitario, umano ed economico.

La strategia anti epidemia continua anche fuori dall’aeroporto. Sali in metropolitana e un gigantesco cartello luminoso ti invita a indossare la mascherina “if you have a cold”, se hai il raffreddore. Cioè non per proteggersi (in questo caso la mascherina non ha alcuna efficacia) come si tentò goffamente di fare all’epoca del primo allarme in Europa, ma per non diffonderlo. Mentre cerchi poi, come da abitudine cittadina, di mantenere l’equilibrio il più possibile senza aggrapparti a pali e maniglie sul treno, o ai corrimano delle scale mobili, un altro cartello ti rassicura che “sono disinfettate ogni 30 minuti e ricoperte di materiale antibatterico”. Stesso avviso sulle pulsantiere delle ascensori, sui carrelli del supermercato. Dispenser di gel disinfettante ti aspettano a ogni sportello pubblico. Porti i bambini a fare i documenti a scuola: via le scarpe (come in ogni casa privata di Hong Kong) e all’ingresso la scenetta dell’aeroporto si ripete con un paio di giganteschi termometri che campeggiano vigili sul banco della reception.

Per il momento, dunque, la vita a Hong Kong continua senza troppi aggiustamenti. Il monsone che ha inzuppato l’isola nelle ultime due settimane sembra cedere oggi spazio a un insolito cielo blu, schiarito dal vento. La baia di Clearwater, da cui scrivo, è punteggiata di barche a vela. Le immense navi cargo si arrampicano lontane come formichine sulla linea dell’orizzonte. La borsa più importante del mondo segna -2,73%. E attende il prossimo bollettino sanitario.

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