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Salerno, il vocabolario De Luca che se la batte con Grillo

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Vi dimostriamo come il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, contribuisce all’evoluzione linguistica italiana con un dizionario di sua proprietà intellettuale. Quando a Salierno fa giorno, il primo cittadino dice “esc” e va a controllare i vigili urbani e, se non fanno bene il proprio lavoro, arringa: “Io smonto i campi rom e me ne frego di quella gente dove va a finire. Li prendo a calci nei denti, il cielo stellato ce lo godiamo noi”.

E se nemmeno gli attori recitano come si deve, s’infervora: “Ho detto ai teatranti di Salerno, voi siete delle pippe con chi vi confrontate”. Anche De Luca riflette: “Ma veramente questa è una città di imbecilli e la principale testimonianza di imbecillità e di cafoneria è nelle redazioni dei giornali locali che sono piene di imbecilli. Io lancerò nei prossimi giorni la lotta di liberazione dai cafoni, apro una nuova stagione di impegno politico in questa città. Dobbiamo aprire una lotta di liberazione, una lotta armata, dobbiamo fare un appello”.

Quasi una grazia per i cronisti che, secondo i sinonimi del sindaco, possono chiamarsi anche “pipì” o “sfessati”, cioè stanchi e stancanti. Sensibile alle contaminazioni culturali, durante il solito monologo a LiraTv, l’emittente ufficiale, De Luca si è misurato con l’arroganza di Roberta Lombardi (M5S): “Fossi stato in Bersani, le avrei detto ma va a morì ammazzata”. Fu più coreografico con Gianroberto Casaleggio: “Uno di quei cani di razza a pelo lungo”. Su Beppe Grillo fu saggio: “Wè giovanò, torniamo con i piedi per terra”. Però il sindaco, ogni natale, fa felici i bambini con le luminarie, anche dette luci d’artista.

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