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Governo e crisi: la perdita di memoria storica

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A volte mi capita di pensare che noi italiani siamo davvero privi di memoria storica e politica. E le vicende degli ultimi giorni non fanno che confermare questa sensazione. Ve lo dimostro in tre punti, tutti inerenti le recenti vicende politiche.

Primo punto: Bersani deve muoversi a fare queste consultazioni in brevissimo tempo, perché non si può stare senza governo per un lungo periodo! Instabilità politica, economica, rischio di assalto degli speculatori. Ricordate il governatore della Banca d’Italia, Visco, che una ventina di giorni fa disse che i mercati internazionali ci avrebbero dato una settimana di tranquillità prima dell’assalto finale, se non fossimo riusciti a formare un governo? Beh, o la diligenza è in ritardo (viaggiano con un regionale veloce Trenitalia?) oppure forse l’allarme era eccessivo. D’altronde, quando abbiamo dei governi che non ci aggradano, siamo i primi a dire: “Ma che ce ne facciamo di un governo? Prendiamo l’esempio del Belgio, paese che è rimasto senza governo per quasi un anno e mezzo e, guarda caso, ha visto un aumento del Pil del 2.3% ed una caduta della disoccupazione di due punti percentuali…”. Quanti di noi pensano che, in fondo, per avere i governanti italiani cui siamo abituati, ne possiamo anche fare a meno….Però poi se ci troviamo con un governo provvisorio incaricato solo dell’ordinaria amministrazione andiamo in panico, prefigurando chissà quali disastri…mah!

Secondo punto: è indubbio che il governo Monti abbia adottato delle politiche dure e rigorose. Abbiamo fatto dei sacrifici, tutti. Ma per un anno ci è stato ripetuto il mantra che fossero misure necessarie per ridare stabilità al paese, mettere a posto i conti pubblici e riportare l’Italia ad un equilibrio finanziario su cui impostare il futuro. Il lavoro è stato riconosciuto a livello europeo ed internazionale, ridando all’Italia quella credibilità che le spetta. Tutto questo lavoro di lacrime e sangue può davvero essere vanificato da tre giorni in più di non-governo, per permettere alle forze politiche di trovare una soluzione duratura alla crisi? Suvvia, siamo seri. Il credito acquistato in un anno e la pulizia dei conti, se reali e certificati, non si disperdono in tre giorni.

Terzo punto: valanga di critiche su Bersani che nei giorni scorsi si è permesso, prima di consultare i partiti (oggi), di incontrare la società civile lato sensu. Quindi, non solo le solite parti sociali (sindacati, Confindustria) ma anche altre organizzazioni che rappresentano la società italiana (Wwf, Legambiente, Libera etc..). Molti pensano che stia perdendo tempo e che si dovrebbe occupare di cose ben più serie. Queste persone non hanno ancora capito il messaggio arrivato dai quasi nove milioni di cittadini che hanno barrato M5S sulla scheda elettorale: queste persone sono stufe non solo dei partiti, ma anche dei vecchi rituali e di rappresentanze sociali obsolete. L’ingresso della società civile nella politica si effettua non solo eleggendo parlamentari non politici di professione, ma allargando il bacino delle consultazioni e delle idee. Io, per fare un governo nuovo e che rappresenti davvero me insieme alle istanze sociali in cui credo, sono ben più felice se Bersani parla con Don Ciotti piuttosto che con Cicchitto o Cesa, credetemi.

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