Twins, Atlanta, Black, Match, Tara: come in un facile e secco gioco di memoria bastano queste cinque parole staccate per riattivare delle facce, una trama e un ambiente che abitano il nostro immaginario – e ne occupano un bel pezzetto. E con queste parole sono rispettivamente intitolati i cinque movimenti di Francamente me ne infischio, progetto di Antonio Latella tratto da Via col vento di Margaret Mitchell che vedrà le luci del palcoscenico per la prima volta nella sua forma integrale domenica 10 marzo prossimo al Teatro delle Passioni di Modena. Le rappresentazioni inizieranno alle 15,00, per una maratona teatrale di oltre cinque ore (altre date a Rubiera il 12 e a Bologna il 16 e 17 marzo). In scena Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca, interpreti anche di altre recenti produzioni di Latella secondo una consuetudine di questo regista che ha il suo punto di forza nel lavoro di compagnia, nella condivisione con gli attori del lavoro creativo.

Ma come si fa a evitare il confronto con il film e con quegli attori che hanno incollato la loro faccia a quella dei protagonisti?

“Non lo abbiamo sfuggito ma affrontato – chiarisce Antonio Latella – perché il film, come luce che acceca, impedisce di vedere molti aspetti della storia di Rossella O’Hara. Che è passata tra il pubblico occidentale come un’eroina, una figura positiva… le donne sono tutte dalla sua parte: le attrici si sono confrontate invece con le dimensioni negative del personaggio, come il suo razzismo”. “Vivien Leigh – osserva ancora Latella – è stata Scarlett in Via col Vento e Blanche in Un tram che si chiama desiderio, quindi ha dato vita a una figura di donna proiettata nel futuro e poi a una femminilità che in quel futuro si è scoperta distrutta, cancellata”.

E il Tram di Tennessee Williams è stata la vostra produzione precedente, premiata anche con l’Ubu: perché proseguire il percorso proprio con un lavoro su Via con vento?

Anche La notte prima della foresta di Koltès, altro mio lavoro recente, fa parte di questo lavoro su testi che parlano dello straniero in patria, di chi vive un determinato contesto senza essere riconosciuto dai suoi concittadini per quello che è. Alla fine dell’Ottocento Rossella è una diversa, perché è proiettata verso il mondo nuovo, verso il Novecento. Raccontando la sua storia si ripercorre il grande sogno americano da un punto di vista particolare: la nascita e la successiva distruzione di una nuova figura femminile che si impone all’inizio con grande forza ma poi viene distrutta perché deve diventare simile al maschio per competere.

Il vostro spettacolo dunque non è una trasposizione del romanzo.

È un lavoro drammaturgico totale che ho fatto con i miei collaboratori Federico Bellini e Linda Dalisi. Il libro ha avuto una fondamentale funzione ispirativa, ma abbiamo voluto fotografare un momento storico, l’America della lotta tra le razze, che offre spunti per riflettere su quello che è successo in Europa nel secolo successivo. L’odio per i neri nell’America dell’Ottocento presenta paralleli inquietanti con il razzismo contro gli ebrei nei regimi totalitari. Nello spettacolo sono citate pagine intere del libro, ma c’è una riscrittura integrale.

Qual è stato il ruolo delle attrici nella creazione dello spettacolo?

Sono le attrici che hanno partecipato al progetto di stabilità del Nuovo Teatro Nuovo, hanno una grandissima capacità creativa, hanno partecipato a tutte le fasi del progetto e sono totalmente al centro del lavoro, restano sempre tutte e tre in scena in tutti gli atti, per più di cinque ore di spettacolo. Sono la parte centrale del lavoro.

Più di cinque ore di rappresentazione sono una sfida al pubblico?

No, la maratona non è una provocazione, richiama qualcosa di antico, come la grande tragedia greca le cui rappresentazioni duravano giornate intere. È un modo per fare comunione con il pubblico, che diventa parte integrante dello spettacolo. L’ho fatto altre volte, con Medea, con l’Amleto, che di ore ne durava dodici: la possibilità di assistere a qualcosa che differisce dalle concrete modalità dello spettacolo affascina e avvicina tante persone.

Francamente me ne infischio – 5 atti liberamente ispirati a Via col Vento di Margaret Mitchell sarà in scena al Teatro delle Passioni di Modena il 10 marzo dalle ore 15,00. Sarà possibile assistere a tutta la messinscena o solo a una o più delle parti che la compongono. Per informazioni e biglietti anche on line, con offerte last minute, Emilia Romagna Teatro 059 2136021 e www.emiliaromagnateatro.com

Il 12 marzo prossimo una versione dello spettacolo ridotta a tre dei cinque movimenti sarà al Teatro Herberia di Rubiera (http://www.corteospitale.org). La versione integrale sarà di nuovo presentata ai Teatri di Vita il 16 e il 17 marzo (www.teatridivita.it).

 

Articolo Precedente

My Bloody Valentine, per la prima volta in Italia all’Estragon di Bologna

next
Articolo Successivo

Shakespeare in red, il Cappuccetto Rosso secondo Malandrino e Veronica

next