I risultati delle recenti elezioni politiche sono stati senza dubbio inusuali, una autentica novità nel panorama politico italiano.
Eppure, non possiamo fare a meno di constatare che vi è una costante che ha accompagnato la politica, negli ultimi vent’anni, ovvero la vicenda del partito dal nome cangiante (Pds, Ds, Pd) che si colloca al centrosinistra dell’arco parlamentare: tutte le volte che quest’ ultimo è dato come favorito nella contesa elettorale, esce viceversa piuttosto malconcio dal responso delle urne.
Sarà sfortuna?
Alla conferenza stampa post-elettorale il fantasma di Bersani ha espresso la sublime tautologia: «Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto».
Quella di non vincere è un’inveterata abitudine per questo partito, sin dai tempi della «giosiosa macchina da guerra» di occhettiana memoria: a volte «sono arrivati primi ma non hanno vinto» (con l’eccezione del democristiano Prodi nel ‘96), a volte hanno perso e basta. Dobbiamo pensare che sia affetto da una strana sindrome che gli impedisce di vincere qualsivoglia elezione nazionale, con qualunque assetto o nome vi partecipi.
Se vi è una sindrome, vi sarà una causa o eziologia. Quest’ultima è, secondo noi, da individuare nel fatto che i dirigenti e molti degli aderenti di questa formazione politica, abbiano una percezione della realtà gravemente distorta. Per comprendere la realtà è necessario studiarla, esaminarla, riconoscerne le infinite sfaccettature, le diverse componenti, analizzarne i fenomeni – e magari anche averne una qualche esperienza.
Certo, per fare questo è indispensabile un poco di umiltà. Purtroppo le categorie citate non sono beneficiate da quest’attitudine, non sono mai sfiorate dal dubbio, perchè «sanno di sapere» e pertanto sanno di essere «nel Giusto» («a prescindere», come direbbe Totò). Questo presunto primato intellettuale e morale ha accomunato molte ideologie e molti personaggi, nella storia, gli innumerevoli Torquemada e Vyshinsky che hanno pensato e che pensano che il popolo non vada compreso ma educato.
Coloro che sanno di essere nel Giusto, ovviamente sanno anche che quelli che non sono dalla propria parte vivono nell’errore (e anche nel peccato, perché il Giusto non è solo una categoria epistemologica ma anche etica).
Ora, mentre il Sistema sta crollando, loro rimangono assisi su una turris stercorea senza comprendere alcunchè di ciò che sta accadendo attorno, limitandosi a rispondere alle legittime richieste popolo che disprezzano (ma che col proprio lavoro li mantiene negli agi) con sublimi slogan senza alcun contenuto.
Ora che il Titanic sta affondando, forse sarebbe giunta l’ora di smettere di danzare sul ponte di prima classe con sprezzante alterigia, e aiutare i comuni mortali a calare le scialuppe. Altrimenti il responso delle urne non potrà ma essere diverso.
(Un ringraziamento ad Alberto Bagnai cui dobbiamo l’elaborazione della categoria semantico-epistemologica dei «piddini» come coloro che «sanno di sapere»)
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