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Mps, il senatore Amato sentito dai pm. Aveva detto: “Nella banca nomine Pdl”

Il politico, ex berlusconiano, è stato ascoltato in Procura per circa due ore dopo l'intervista rilasciata a Repubblica in cui parlava dei rapporti tra il Popolo della libertà e il Monte dei Paschi di Siena e del ruolo di Denis Verdini nel sistema
Mps, il senatore Amato sentito dai pm. Aveva detto: “Nella banca nomine Pdl”
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Non solo sinistra e Pd nella vicenda Monte dei Paschi. Il pm di Siena Antonino Nastasi e i colleghi fiorentini Luca Turco e Giuseppina Mione hanno deciso di ascoltare come persona informata sui fatti anche il senatore toscano Paolo Amato, ex Pdl, ora Gruppo misto. In base a quanto si apprende si tratterebbe di un’attività di integrazione di indagine relativa all’inchiesta sulla banca Credito cooperativo fiorentino, chiusa nel dicembre scorso dai magistrati di Firenze, ma Amato smentisce di essere stato destinatario di domande specifiche sull’istituto fiorentino.

Il colloquio con gli inquirenti, secondo il senatore “è stato un ragionamento politico sui rapporti fra Pdl e Mps”. L’incontro in Procura è durato circa due ore, poi Amato ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti in cui ha spiegato che la curiosità degli inquirenti si è concentrata soprattutto sulla sua intervista pubblicata ieri sull’edizione fiorentina di Repubblica. Nessuna domanda specifica sul Credito cooperativo fiorentino, dunque, almeno stando a quanto sostenuto dal senatore. “Denis Verdini – ha spiegato – si è comportato da capo del Pdl. Ha fatto il suo, l’avrei fatto anch’io. Se la logica è una logica spartitoria… sono i compromessi necessari alla politica”. Riguardo al ruolo di Andrea Pisaneschi, ex componente del Cda di Mps ed ex presidente di Banca Antonveneta, ritenuto vicino a Verdini, Amato ha sottolineato: “Ho detto che non è stato nominato da Verdini, ma che è stato il frutto del ‘groviglio armonioso’ senese. Poi Verdini lo ha gestito”.

Nell’intervista pubblicata il 7 febbraio e finita sotto la lente degli investigatori, Amato aveva detto che, per quel che riguarda Mps, “il rapporto tra banca e politica è stato fatale”, spiegando che “già nella Prima Repubblica la banca era luogo di compensazioni, allora però i partiti erano diversi e anche la spartizione produceva risultati positivi”. Nel “sistema Mps – si legge su Repubblica – è più grande la responsabilità del Pd, che ha costruito un intero sistema di potere sul Monte. Un sistema che non regge più, come si vede dallo sbilancio dell’università e dell’ospedale. Ma anche il Pdl nominava i suoi nel sistema della banca. Come a suo tempo faceva del resto la Dc”. Riguardo a Verdini, il senatore ha dichiarato che “intratteneva sicuramente rapporti, ma non solo lui. Ed è chiaro che, se sei interessato al compromesso, il tuo potenziale alternativo diminuisce. Non lanci candidati forti. Non forti al punto di far saltare la chiave di volta del sistema”.

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