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Fenomenologia del complottista

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Ieri sera mi sono guardato il film di Giordana sulla strage milanese della Banca dell’Agricoltura (1969). Una filiera di responsabilità e vergogna che, in quella Europa di veri golpe e di veri stragisti, ricoprivano, a ritroso, le scale gerarchiche di interi apparati di Stato.

L’Italia è rimasta indubbiamente segnata da quella stagione e, forse, un’ultima propaggine è rinvenibile nei rapporti torbidi e si spera riscontrabili delle trattative con la mafia. Mi fermo qui, perché queste sono cose serie.

Poi c’è la farsa che, per convinzione e energie diffuse, non ha nulla da invidiare alle convinzioni e alle energie di giornalisti, intellettuali e liberi pensatori che a suo tempo misero in dubbio la balla degli anarchici e le certezze granitiche dei tutori dell’ordine, della magistratura, del governo.

Parlo (oggi) dei vari epigoni in sedicesimo che, ad ogni battito di ciglia, sono soliti gridare al golpe, al complotto, alla catastrofe. Che sia la bomba di Brindisi o la presentazione di una lista civetta c’è, in questo magnifico paese, sempre qualche brava persona che la traduce in una visione dietrologica tesa a colpire il favorito di turno.

La tecnica è nota: accade un fatto e, dopo non più di tre o quattro minuti, la spiegazione corredata di barbe finte e ordini dall’alto è offerta alla credulità nazionale. Anche quando la biografia dei presunti artefici del complotto è tale da sconfortare qualsiasi ipotesi di trama che si avvicini, anche solo da lontano, al colore giallo.

Grillo è un esperto e con lui chi, per esempio, sulla questione liste civetta ci ha raccontato un bel romanzo. Comprende tale romanzo anche la rete di attivisti che fa capo ad Anonymus…., o forse no,…. magari sono reti satelliti o reti amiche…..o forse semplici burloni, ma non necessariamente gli originali. Nell’incertezza è meglio scriverne e diffondere.

Perché, ciò che importa nel complotto non è la dimostrazione della tesi ma l’inseminazione (l’insinuazione sarebbe troppo blanda) del dubbio. Un dubbio che si fa certezza, per una questione meramente statistica, nella testa di alcuni.

Il complotto sta al dubbio come Egidio Calloni al goal. Uso questa (mi perdonino gli estimatori di Calloni) equazione per sottolineare che il dubbio, come condizione incerta dell’animo, è cosa maledettamente seria. Un a-priori che dovrebbe sgombrare la mente e permettere la valutazione di tutti gli elementi a disposizione. Processo mentale accuratamente evitato dai nostri dietrologi che, al contrario, utilizzano il dubbio come condizione aprioristica che nega il reale: dubio tutissimus ibis.  

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