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Spending review, basterebbe la lotta all’evasione

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Il Prof. Profumo, ministro dell’Università, ha previsto che la legge di stabilità per il 2013 causerà il fallimento di metà delle Università italiane. In un momento in cui la chiusura di interi ospedali uccide i cittadini nel presente, ucciderne anche il futuro sembra un male minore. D’altra parte, si deve riconoscere che Monti è subentrato a un Berlusconi travolto dai suoi scandali e ha preso in mano una situazione economica disastrosa, salvando il paese dal tracollo. Ha governato col parlamento che c’era e ha fatto quello che ha potuto. I suoi provvedimenti non sono stati equi, ma le alternative erano anche peggiori. Rappresenta una destra che non avremmo votato ma che è infinitamente migliore di quella che lo ha preceduto e che oggi vorrebbe scaricarlo. Monti è stato una medicina amara ma Berlusconi era una malattia grave e il paese non ne è ancora guarito.

Una delle iniziative più infelici del governo Monti è la spending review, con tutte le iniziative che ne conseguono e conseguiranno. Tutti sappiamo qual è il problema cruciale nella spesa pubblica: l’Italia spende per i servizi pubblici molto meno dei paesi europei confinanti; per contro spende molto di più per gli appalti. Già prima della spending review, lo stato italiano spendeva per un malato ricoverato in un ospedale pubblico o per uno studente iscritto a una università pubblica circa i due terzi di quello che spendono la Francia o la Germania. Costruire un chilometro di autostrada o di ferrovia in Italia costa invece il doppio che in Francia o in Germania.

La logica direbbe: cominciamo a risparmiare sugli appalti e cerchiamo di mantenere i servizi. La spending review però non può fare questo per due ragioni banali: in primo luogo non è basata su criteri comparativi e ignora il confronto con il resto dell’Europa fatto sopra. In secondo luogo non ha potere di intervento sulle truffe ai danni dello Stato che gonfiano i costi degli appalti: quelle dovrebbero essere indagate e punite dalla magistratura. I risparmi che Bondi ha indicato comporteranno disastri nella qualità dei servizi e forse anche un calo nel numero degli appalti; nessun calo nella gravità delle truffe ai danni dello stato che derivano dalla complicità tra politici e imprenditori: costruiremo o aggiusteremo un po’ meno chilometri di autostrade e ferrovie, ma sempre pagando ogni chilometro il doppio di quanto pagherebbero i francesi o i tedeschi.

L’alternativa ai tagli, naturalmente, sarebbe il recupero dell’evasione fiscale. Neppure questo però appartiene agli obiettivi della spending review. L’emergenza economica italiana non è dovuta a sprechi ma a reati: truffe sugli appalti ed evasione fiscale. La soluzione vera non può venire dai poteri legislativo o esecutivo, deve venire dal potere giudiziario. Chi governa deve prima di tutto consentire alla giustizia di operare, non impedirglielo. Il resto è fumo negli occhi e limitazione dei diritti dei cittadini.

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