La miopia fa sragionare i difensori del patrio orgoglio. Ignazio La Russa, ex ministro della Difesa dalle origini politiche colorate di nero, vuol “rompere le relazioni diplomatiche con New Delhi”, per rispondere allo schiaffo diplomatico dell’ennesimo rinvio della sentenza sui due marò detenuti nell’ex colonia britannica per aver ucciso due pescatori.

Che il tira-e-molla sui nostri marines abbia ormai assunto aspetti tra il burlesco e il beffardo è evidente, ma ciò che pare sfuggire a molti è che tempi e modi della vicenda li detta il governo della più grande democrazia del mondo – oltre un miliardo e cento milioni di cittadini, che tra pochi lustri saranno anche più dei cinesi.

L’India è una potenza (economica, e anche atomica) sia regionale che globale: se la vede con la Cina per l’influenza dell’Asia centrale, con i colossi industriali internazionali per l’acquisizione di imprese nel Vecchio Continente, sfornando cervelli scientifici che occupano posti di prestigio in università e aziende occidentali. 

E, semplicemente, non si scompone per le richieste di un paese assai meno influente, e non si fa dettare, e modificare, l’agenda e le priorità da Roma, capitale di un ex impero assai meno importante di quello di cui l’India faceva parte fino a poco più di mezzo secolo fa.

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