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Le elezioni Usa in Tv: solo una noiosa tecnica promozionale

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Si può dire? Che noia queste elezioni americane in tv! Per mesi, poi sempre più intensamente nelle ultime settimane e infine con un dispiegamento di forze mai visto nell’ultima notte, le reti ci hanno promesso un racconto emozionante e di grande qualità del “grande evento”.

E poi la montagna ha partorito il topolino, il solito topolino. L’ emozione del testa a testa, della lotta all’ultimo voto, che tutti davano per certa ancora nella serata di ieri, nel corso della notte si è squagliata, rivelandosi una banale tecnica promozionale, un promo, un trailer per catturare l’attenzione del pubblico. Quasi cento “punti” di distacco e due milioni di voti di differenza sono forse l’esito di un duello incerto fino all’ultimo voto? A quel punto una bella domanda a cui rispondere approfonditamente poteva essere: ma chi li fa questi sondaggi?  E i tanto citati sorpassi e controsorpassi, annunciati per settimane, chi se li è inventati?

E invece su tutto questo silenzio, rimozione, meglio parlare d’altro. Meglio la retorica sull’unità del popolo americano degli inviati del Tg1; meglio i tempi morti, che neanche in un film di Antonioni, riempiti di gente che sventola bandierine a stelle e strisce e balla fino allo sfinimento (nostro), meglio il trombonismo della solita compagnia e il teatrino di politici screditati in patria che, senza pudore, pontificano su questioni di politica estera. Ore e ore di noia, di stiracchiamenti, di prevedibilità. A un certo punto, saranno state le 11.e 30, già provato da una serata di Champions non felicissima, ho fatto un rapido giro di canali.

Da una parte Gramellini ripeteva per l’ennesima volta la sua metafora erotico-sentimentale sul voto a Obama dato non più col cuore ma con la testa, su Obama che quattro anni fa era come un amante e ora è solo un marito. Da un’altra ho visto comparire nienetepopodimenoche Luttwak e ho pensato che fosse scoppiata una guerra, ma poi ho capito che si trattava solo di un riciclo.

Da un’altra ancora, ho seguito attentamente un’approfondita analisi sugli errori commessi da Obama (appoggio ai matrimoni gay, creazione di un orto ecologico) che avrebbero potuto costargli la rielezione. A proporla in modo pacato, articolato e acuto era Giuliano Ferrara. E allora ho capito che potevo anche andare a dormire, non era il caso di aspettare i risultati: per Romney era proprio già finita.

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