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Il Vaticano non ci vuole

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Confesso. Ho peccato. E non chiedo perdono. Ho ricevuto una lettera timbrata con le chiavi decussate vaticane e firmata padre Federico Lombardi: “Lei non sarà più ammesso in questa sala stampa come ospite, cosa che invece avevo accettato con disponibilità contando su un comportamento corretto”. Confesso. Ho peccato. E un peccato d’incoscienza non si giustifica. Ho seguito il processo al maggiordomo Paolo Gabriele, imputato per furto, presunto corvo che rubava carte riservate e le riversava con il becco ai giornalisti italiani. Gabriele non lo faceva per un tornaconto economico, ma per rimuovere dal Vaticano un “una situazione generale insopportabile”: le classiche e poco sante guerre per bande su potere e poltrone. Il tribunale non poteva accogliere centinaia di giornalisti e – perché? – queste centinaia di giornalisti non potevano assistere al dibattimento in aula. Otto fortunati, selezionati o sorteggiati, in teoria e non in pratica, avevano accesso al palazzo di giustizia: otto iscritti al sindacato dei vaticanisti.

Confesso. Ho peccato. Non sono un vaticanista, ma un cronista. Il patto verbale tra i giornalisti aveva sancito un embargo: gli otto incontrano i colleghi, discutono, rettificano, aggiungono e sottraggono e poi le informazioni possono oltrepassare le mura leonine. Non ho mai avuto il piacere di conoscere il signor embargo, ma già il nome mi suscita ansia e ribellione. Così, ingenuo, ho diffuso le notizie in tempo reale su Twitter tramite il Fatto Quotidiano e, per un atto di estrema indisciplina (chiunque può chiamarla come vuole), i nostri cinguettii avevano l’esclusiva mondiale. Senza filtri, senza moderatori.

Confesso. Ho peccato. E non l’ho fatto per sollazzarmi con l’esclusiva. L’ho fatto per due motivi: non frequento il signor embargo, non ne avevo contezza e quel processo, creato con sentenza incorporata, è stata una presa in giro colossale. Tra qualche settimana, per un secondo procedimento, in aula ci sarà l’informatico Claudio Sciarpelletti. E’ un caso marginale, eppure andrebbe raccontato. In qualche modo, lo faremo. Però, mi piace la condivisione del peccato. L’associazione dei vaticanisti ha emanato un comunicato contenente istruzioni ed espulsioni per il processo Sciarpelletti: esclusi per l’intera durata, il Fatto, la Repubblica, il Tg1, il Tg2; parziale esclusione per l’Ansa e l’Abc Tv. Lasciamo stare il Fatto, ma da un evento così si può tenere fuori uno dei principali quotidiani italiani e la principale agenzia di stampa? Questo sì che è un peccato. Ossequi.  

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