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Revocato il passaporto a Ciancimino, per la Procura “progetta la fuga”

La decisione del tribunale di Palermo avviene dopo che la procura di Roma ha inviato gli atti relativi all'inchiesta sul tesoro investito in una discarica in Romania. Per il figlio dell'ex boss Vito, "è l'ennesimo tentativo di screditare me e di condizionare il mio ruolo nel processo Stato-Mafia"
Revocato il passaporto a Ciancimino, per la Procura “progetta la fuga”
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Revoca del passaporto e obbligo di soggiorno a Palermo per Massimo Ciancimino. Lo ha deciso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, con un provvedimento provvisorio adottato dal presidente, Silvana Saguto, senza richiesta specifica da parte della Procura o della questura. Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Roma, i cui atti sono stati trasmessi per conoscenza a Palermo, il figlio dell’ex sindaco mafioso progettava la fuga all’estero, una volta incassati i 300 milioni della vendita di una discarica in Romania

Per il tribunale, il figlio dell’ex sindaco mafioso continuerebbe a curare le sorti di una società che gli è stata sequestrata e avrebbe manifestato più volte l’intenzione di andarsene dall’Italia non appena riuscirà a liquidare i suoi interessi economici. Massimo Ciancimino è tra i 12 imputati del procedimento per la trattativa Stato-mafia che si aprirà lunedì davanti al Gup di Palermo, Morosini. 

Massimo Ciancimino commenta la decisione del Tribunale di Palermo, affermando che “a tre giorni dall’udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, prendo atto dell’ennesimo tentativo di screditarmi e di condizionare il mio ruolo di teste nel processo. Non intendo a questo punto – aggiunge il figlio dell’ex boss mafioso Vito Ciancimino – subire ulteriori pressioni da parte di soggetti come il colonnello De Caprio, che ha dato origine all’ultima fantomatica e inutile replica di un’inchiesta che va avanti da anni, del procuratore Pignatone, che dal 2005 sembra non sia ancora riuscito a sequestare la Ecorec, e della dottoresa Saguto”.

“Mi rivolgerò al più presto alla sedi appropriate – conclude – per dimostrare la loro malafede”.

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