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Diaz, nessuno sconto a chi rappresenta lo Stato

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Qualche parola sulla Diaz, oggi che Gianfranco Fini ha detto, testuali parole, che quanto accaduto a Genova durante il G8 del 2001 è stata «un’ombra per la democrazia». È l’occasione per ribadire quel che penso su quelle vicende e su un nodo fondamentale per una democrazia occidentale come la nostra: il rapporto tra forze dell’ordine e cittadini. Quando un poliziotto sbaglia, sbaglia due volte. Perché, oltre al reato, c’è l’infangamento della divisa che porta, c’è il tradimento delle istituzioni che dovrebbe rappresentare. È successo quella notte oscura a Genova, è successo per il povero Stefano Cucchi è successo in tanti altri casi più o meno noti.

È per questo che da anni penso che sia profondamente “di destra” – per quel che ancora può significare la destra, dopo venti anni di berlusconismo e di sfaceli culturali – non fare sconti agli uomini che per lavoro (e per scelta) rappresentano lo stato. Perché chi è deputato a far rispettare le regole deve essere il primo a rispettarle fino in fondo. Anzi deve essere il primo ad averne di più rigide, di più restrittive. Una politica che difende “a prescindere” l’operato degli uomini in divisa non prevede il diritto delle persone più deboli, non prevede le garanzie minime che salvaguardano le libertà individuali. Una politica del genere è figlia di un atteggiamento sostanzialmente e intrinsecamente anti-democratico. 

Montanelli diceva che gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello. Purtroppo aveva mille volte ragione. Ma forse è arrivata la volta buona per cercare di modificare questo malattia culturale e politica. 

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