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Carceri, la differenza tra quelle italiane e quelle inglesi

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833 suicidi nelle carceri inglesi in 10 anni. E questo il numero che emerge dai bollettini del Ministero della Giustizia del Regno Unito, che questa estate ha pubblicato gli ultimi rilevamenti sullo stato delle carceri in Inghilterra e Galles (Safety in custody, Luglio 2012).

Scendendo nel dettaglio dell’ultimo anno, il 2011, su una popolazione di 85,851 detenuti, 57 si tolti la vita (0.66 su mille). La maggior parte di questi sono uomini, bianchi e di età compresa tra 21 e 49 anni, con condanna definitiva o rimandati a giudizio. Interessante anche il dato sulla nazionalità: il 22.8% dei suicidi è stato commesso da cittadini stranieri.

Facendo della trasparenza un principio fondante, il Ministero rivela dati specifici sulle singole carceri – cosa che in Italia si delega al servizio di associazioni di volontariato come Ristretti Orizzonti (sui quali dati si basa la mappa delle carceri pubblicata da IlFattoQuotidiano.it).

Dai dati ministeriali, rielaborati e mappati dal Guardian Datablog, emergono gli istituti più problematici. A riportare le più alte percentuali di suicidi sono i penitenziari di Bedford, Leicester, Gloucester e Shepton Malleta.

E nonostante il Ministero della Giustizia enfatizzi che “tolto il 2007, negli ultimi dieci anni i suicidi nelle carceri inglesi e gallesi sono calati” (stando alle cifre, 95 casi nel 2011 e 57 nel 2011, con un picco di 92 suicidi nel 2007), non mancano dati che lasciano discutere. Dalle elaborazioni del Guardian emergono prigioni che hanno visto il proprio numero di suicidi salire nell’ultimo biennio: è il caso di Glen Parva (da 2 a 4 suicidi dal 2010 al 2011) e Bedford (da 1 a 4).

Rapportando il tutto all’Italia,  sono due le questioni che risaltano. Primo, il fatto che seppure preoccupanti, i dati inglesi sono meno drammatici di quelli italiani. Nel 2011 i detenuti a togliersi la vita in Italia sono stati 66, su una popolazione carceraria di 66,897 (0.98 su mille). E nel 2012, ad oggi, sono già 40 (fonte: Ristretti Orizzonti).

Secondo, la trasparenza. Sul sito Justice.gov.uk – a differenza dell’omologo Giustizia.gov.it – vengono regolarmente rilasciati bollettini statistici in formato open data (in particolare Excel). Dati che offrono uno sguardo sullo stato delle carceri (e della Giustizia in generale), ma anche uno strumento essenziale per i media per denunciare il problema alla pubblica opinione.

di Jacopo Ottaviani, collaboratore del Guardian Datablog a Birmingham, UK

Twitter: @jackottaviani

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