La bollente estate ormai sta finendo e molto probabilmente non sarà il 2012 l’anno più afoso di sempre. Quello più caldo degli ultimi due secoli è stato infatti il 1926 secondi i dati del Consiglio nazionale delle ricerche. I prossimi mesi dovrebbero essere nella media. “Premesso che le previsioni a lungo termine, oltre le due settimane, possono solo fornire indicazioni di tendenza, in quanto sono probabilistiche e la loro attendibilità dipende da fattori quali la temperatura oceanica, l’evoluzione dei ghiacci polari o la circolazione della stratosfera, per l‘autunno 2012 si prevede un andamento climatico non molto difforme dalla media” spiega Andrea Buzzi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr di Bologna in un articolo pubblicato su Almanacco della Scienza. 

Autunno 2012 e l’anomalia termica estiva. “Le temperature tenderanno a superare i valori medi stagionali sulle regioni centro-meridionali dell’Italia, mentre, per quanto riguarda il Nord, i diversi metodi e modelli forniscono indicazioni in parte contrastanti, ma senza suggerire anomalie termiche intense”, ha detto Buzzi. “Tuttavia l’elevata temperatura superficiale del Mediterraneo è un elemento che tende a favorire locali situazioni alluvionali nelle aree costiere. Tali fenomeni in questo periodo autunnale sono oggetto di studio e monitoraggio meteorologico e idrologico intensivo nell’ambito del progetto internazionale HyMex, cui partecipa anche l’Isac-Cnr”. Niente a che vedere, quindi con l’estate appena trascorsa, eccezionale sia per le elevate temperature (la seconda più calda degli ultimi due secoli, dopo quella del 2003) sia per la siccità. “L’anomalia termica estiva ha interessato tutto il Mediterraneo e l’Europa balcanica”, ha sottolineato Buzzi. “Tale anormalità – ha continuato il ricercatore del Cnr – può essere considerata come una manifestazione dell’estensione verso Nord del ramo discendente della cella di Hadley: questa regione di discesa dell’aria in quota si è estesa fino a interessare, per buona parte dei mesi estivi, l’area euro-mediterranea fino alla latitudine di circa 45 gradi nord. Mentre si è parlato spesso impropriamente di estensione dell’anticiclone africano, non è tuttavia azzardato, date le caratteristiche di durata, intensità ed estensione areale dell’anomalia termica estiva, ipotizzare una correlazione diretta con il cambiamento climatico globale“. 

Le differenze con il passato. Ma quali differenze presenta l’autunno 2012 rispetto a quelli passati? Per saperlo si può fare riferimento all’ingente patrimonio di dati osservativi accumulato dal nostro Paese. Le variazioni della temperatura autunnale registrate nell’arco degli ultimi due secoli sono relativamente contenute se confrontate con le altre stagioni. “Dal 1800 a oggi la temperatura autunnale media in Italia è aumentata di circa 1.6 gradi, un aumento piuttosto contenuto se confrontato ai più 2.3 gradi registrati per la stagione invernale sullo stesso periodo”, ha precisato Michele Brunetti dell’Isac-Cnr. Anche se ci limitiamo agli ultimi decenni è la stagione che mostra il rate di crescita di temperatura più contenuto, con un trend di più 0.16 gradi per il decennio dal 1980 a oggi (statisticamente non significativo), contro i più 0.5/0.6 gradi per decennio delle stagioni estiva e primaverile”.

Precipitazioni. I dati della Banca gestita dall’Isac-Cnr sono disponibili anche riguardo alle precipitazioni: “Nella stagione autunnale – ha detto Brunetti – sono calate di oltre il 14 per cento dal 1800 a oggi con un’inversione di tendenza negli ultimi decenni: dal 1980 a oggi si è infatti registrato un aumento di circa il 4 per cento per decennio”, aggiunge Brunetti. “L’autunno più piovoso di sempre risale al 1862 (più 82 per cento rispetto alle precipitazioni medie del trentennio 1971-2000) ed è stato caratterizzato da un novembre che vide cadere quasi il triplo (2,73 volte) della pioggia che si ha mediamente in quel mese. Altri mesi molto piovosi furono il settembre 1833 (più 164 per cento rispetto alla media) e l’ottobre 1846 (più 168 per cento)”. Anche per trovare l’autunno più secco degli ultimi 200 anni bisogna andare piuttosto indietro. Nel 1834 il deficit di precipitazione fu del 41 per cento. Invece, il 1895 il 1995 e il 1821 videro il settembre, l’ottobre e il novembre più secchi di sempre, dove mancarono all’appello oltre i tre quarti delle precipitazioni che solitamente cadono in quei mesi”, ha aggiunto Brunetti, che evidenzia infine alcuni autunni particolari. “Quello del 1926, che con un’anomalia di più 1.88 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento (1971-2000) risulta il più caldo degli ultimi due secoli, contrapposto all’autunno del 1835 che, al contrario, resta il più freddo dal 1800 a oggi, con un’anomalia di meno 3.59 gradi”.

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