Come già dissi in un precedente post, è attualmente in atto, ad opera del forum nazionale “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”, un tentativo di censimento relativo al rapporto tra superficie comunale complessiva ed aree verdi, all’estensione di suolo potenzialmente urbanizzabile secondo quanto previsto dallo strumento urbanistico in vigore, e l’ammontare degli immobili (tanto residenziali quanto produttivi) presenti in ciascun Comune e al momento vuoti, sfitti, non utilizzati.

Le schede sono state inviate a tutti i Comuni italiani il 27 febbraio e l’invio è stato ripetuto, sempre tramite posta elettronica certificata, affinché non potessero dire “non abbiamo letto”. Ebbene, dopo circa sette mesi degli 8101 Comuni italiani, solo 60 hanno risposto esaustivamente; 62 parzialmente, e 55 negativamente. Appunto un tentativo di censimento…

Sette mesi sono un bel lasso di tempo anche per Comuni che hanno poco personale, oppure super-impegnati perché combattono contro il patto di stabilità, o cos’altro. Ed il fatto che così pochi abbiano ottemperato la dice lunga sull’importanza che essi danno ai dati richiesti o, forse, in taluni casi, sulla ritrosia variamente motivata che provano nel fornirli. Quel che è certo è che i Comuni inadempienti non possono celarsi dietro la scusante che non sono in grado di adempiere, visto che i dati richiesti sono alla base di qualsiasi seria pianificazione, e quelli che lo fanno mentono sapendo di mentire.

Tra l’altro, da rilevare l’inadempienza di quei Comuni, che costituiscono una vergogna nazionale, il cui territorio è zeppo di seconde case, ed anzi le seconde case sono in numero decisamente superiore a quelle dei residenti. Alloggi vuoti per dieci, undici mesi all’anno, che costituiscono il classico esempio della distorta concezione del turismo che pervade da nord a sud le amministrazioni costiere o montane del nostro Stivale. 5 milioni di seconde case nell’ex Belpaese, un primato di cui non andare certo fieri.

Ma, anche a fronte del deludente risultato del tentativo di censimento, possiamo davvero dire che il re è nudo, nel senso che, non rispondendo al questionario, i Comuni denunciano – pur senza ammetterlo – la loro carenza di vera pianificazione sul territorio comunale. Come altrimenti spiegarsi il continuo proliferare di nuove costruzioni (di questi tempi, causa la crisi, magari un po’ meno…) in Comuni in cui gli alloggi sfitti ammontano a cifre da capogiro? Persino un bimbo arriva a chiedersi: le attività commerciali chiudono, le imprese spesso ormai delocalizzano, che bisogno c’è di costruire nuovi capannoni industriali o realizzare nuove aree PIP? La popolazione non aumenta, ci sono un sacco di alloggi vuoti, che bisogno c’è di costruirne di nuovi? Nella sola Roma si calcola che gli alloggi sfitti siano 250.000, a Milano 80.000, a Torino 40.000.

In compenso, secondo il censimento ISTAT del 2011 in Italia 71.000 famiglie risiedono ufficialmente in roulotte, tende, baracche

 

Articolo Precedente

Moody’s minaccia il taglio del rating Usa

next
Articolo Successivo

Crac Banca Network, la Procura di Milano apre un’inchiesta

next