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Corruzione internazionale, annullato arresto di Lavitola (che resta in cella)

L'ex direttore dell'Avanti resta comunque in cella per l'accusa di finanziamento illecito e per la presunta sottrazione di 23 milioni di euro di fondi per l'editoria
Corruzione internazionale, annullato arresto di Lavitola (che resta in cella)
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La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia in carcere emessa nei confronti dell’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola in relazione all’accusa di corruzione internazionale per le presunte tangenti versate a esponenti politici di Panama. La Suprema Corte, che ha accolto al riguardo la richiesta avanzata dall’avvocato Gaetano Balice, ha annullato per un difetto procedurale il provvedimento rinviando gli atti al Tribunale del Riesame che sarà chiamato a pronunciarsi nuovamente sul caso. Resta invece confermata dalla Cassazione l’ordinanza per Lavitola in riferimento all’altro capo di imputazione contestato nel provvedimento restrittivo, ovvero le accuse relative ai presunti illeciti per i finanziamenti al quotidiano Avanti. Nei prossimi giorni saranno note le motivazioni della decisione della Suprema Corte.

Lavitola è stato arrestato a metà aprile al suo arrivo in Italia accusato della presunta distrazione di fondi per l’editoria per un ammontare complessivo di circa 23 milioni di euro relativi alla gestione del quotidiano l’Avanti. Un filone di indagine che coinvolge anche il senatore del Pdl Sergio De Gregorio (il Senato ha respinto l’arresto), in passato direttore del giornale, indagato insieme a Lavitola, come promotori di una associazione a delinquere al fine di commettere reati come “l’emissione di fatture per prestazioni inesistenti, occultamento di scritture contabili, riciclaggio, bancarotta fraudolenta(…)per finanziare illegalmente le proprie attività politiche e imprenditoriali”.

Lavitola è anche accusato di aver corrotto esponenti politici a Panama e tra questi il presidente Ricardo Martinelli. Ai primi di agosto, poi, è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di concorso in estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. L’esponente dell’Mpa Carmelo Pintabona, anche lui arrestato, avrebbe chiesto, per conto di Lavitola, 5 milioni all’ex presidente del consiglio per evitare di rilevare circostanze che avrebbero pregiudicato l’immagine pubblica dello stesso Berlusconi.

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