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#Federico25, per una legge contro la tortura

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Oggi è il 25° compleanno di Federico Aldrovandi, ma sua mamma Patrizia non potrà festeggiarlo con lui: quattro poliziotti lo hanno massacrato di botte, spezzato due manganelli e ucciso. Quei poliziotti non andranno neanche un giorno in carcere e sono ancora in servizio. Oggi Patrizia si rivolge a noi tutti, per chiedere il nostro aiuto.

Come confermano anche le prescrizioni per i reati legati ai pestaggi dei poliziotti coinvolti nell’assalto alla Diaz del G8 di Genova, l’Italia non ha strumenti validi per difendere i suoi cittadini dalla violenza di stato. E questo anche perché dopo oltre 20 anni dalla ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, non si è mai vista neanche l’ombra della sua applicazione. E Patrizia non ci sta. Sì, perché in Italia ci fosse stato il reato di tortura, probabilmente i poliziotti che le hanno portato via Federico oggi sarebbero in carcere, e forse avrebbero agito con meno impunità, e forse… 

Quel che è certo è che Patrizia si appella a noi, perché soltanto unendo le forze è possibile contrastare le vergognose resistenze ai più alti livelli delle nostre forze dell’ordine, e soprattutto del Parlamento. E lo fa con lo strumento che sin dall’inizio l’ha aiutata a combattere l’omertà: internet. Patrizia ha dato vita a una raccolta firme attraverso Avaaz per “adottare immediatamente una legge forte contro la tortura che garantisca che gli agenti delle forze dell’ordine che commettono reati gravi non siano più al di sopra della legge e non possano più restare in servizio”. E consegnerà la petizione direttamente nelle mani del Ministro Cancellieri, che le farà visita nelle prossime settimane.

Patrizia è una mamma coraggio, che non ha mai smesso di combattere, ma soprattutto di credere che la giustizia le appartenga e ci appartenga. E noi le dobbiamo gratitudine per la sua battaglia per restituire a tutti noi la dignità di stato che davanti alle morti di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Aldo Bianzino e gli altri torturati di stato, abbiamo perso. Ma che anche con piccoli gesti possiamo aiutare a recuperare.

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