Nella puntata di l’altro ieri di In Onda, contenitore estivo di La 7, dal titolo “Italia indietro tutta” ho avuto la sensazione che la conduttrice, la giornalista Natascha Lusenti, fosse a sua insaputa coinvolta nel bel mezzo di un teatrino delle parole dette a voce alta nel quale per lei non c’era posto.

Ma come è possibile che la padrona di casa, con una autorevolezza certificata dall’esperienza alle spalle, non abbia avuto, se non in brevissimi sprazzi, la possibilità di svolgere il proprio ruolo di sentinella garbata di un talk? La partita si giocava, priva di regole tra Toscani e D’Agostino, perfettamente calati nel ruolo di ospiti impertinenti.

Il loro era un fiume in piena, diciamocelo, che non teneva conto della figura della presentatrice. Filippo Facci, che di Natascha dovrebbe essere il braccio destro televisivo ed il compagno di un linguaggio comune (altrimenti la coppia giornalistica non regge) sembrava in balia della sindrome della soubrettina. Sempre il primo a ribattere, e sempre il primo a togliere spazio e voce alla collega pur di far parte in veste di polemico pensatore alla animata discussione sui generis fra i due ospiti (“non puoi avere la moglie drogata e la siringa piena” suggerisce D’Agostino più volte).

Ma perchè una professionista, pur essendo stata scelta dalla rete per una posizione a quanto pare a lei consona, si deve sentir parte del tentativo (mal celato) di farla letteralemente da parte? La Lusenti non è certo una debole; è arrivata a fine puntata con garbo nonostante il disagio fosse palese.
Un brutto, bruttissimo spettacolo in prima serata. Che speriamo non si ripeta, ancora.

La Repubblica tradita

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