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Riforma Lavoro, inammissibili 887 emendamenti della maggioranza

Scandroglio (Pdl) all'attacco: "Il presidente della Commissione Finanze si assume una responsabilità gravissima: dichiarando inammissibili gli emendamenti ha smentito Monti e tutte le forze della maggioranza"

Riforma Lavoro, inammissibili 887 emendamenti della maggioranza
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Sono inammissibili 887 emendamenti su 1.901 presentati dalla maggioranza alla Camera in merito al decreto legge Sviluppo e che avrebbero modificato la recente riforma del mercato del lavoro. Lo hanno annunciato i presidenti delle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera che stanno esaminando il decreto. Il presidente di quest’ultimo organismo, Gianfranco Conte, ha chiesto che i gruppi segnalino gli emendamenti per loro prioritari in modo da sveltire l’esame del provvedimento.

La maggioranza, da par sua, ha presentato subito ricorso dopo l’esclusione. Il ricorso è stato presentato dal presidente della Commissione Lavoro, Silvano Moffa e dai capigruppo in Commissione. Nel ricorso si sottolinea che gli emendamenti sono “chiaramente finalizzati a favorire un miglior funzionamento del mercato del lavoro e, conseguentemente, a favorire lo sviluppo economico”. Non solo. “I presidenti delle Commissioni Finanze e Attività Produttive – hanno sostenuto i ricorrenti – dichiarino inammissibili degli emendamenti che raccolgono gli impegni presi dallo stesso presidente del Consiglio Monti. Chiediamo che da parte del governo ci sia una migliore precisazione delle posizioni assunte in aula da Monti, in base alle quali il PdL aveva responsabilmente votato il ddl lavoro”. Contrariato anche Michele Scandroglio (Pdl) secondo il quale “il presidente della Commissione Finanze si assume una responsabilità gravissima; dichiarando inammissibili gli emendamenti ha smentito Monti e tutte le forze della maggioranza”.

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