Ha ancora senso parlare di democrazia? E soprattutto ha ancora senso rivendicarla come bandiera di eguale libertà? A queste e altre domande cercheranno di rispondere il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, il magistrato antimafia Antonio Ingroia, il segretario della Fiom Maurizio Landini, il direttore de Il Fatto Quotidiano Antonio Padellaro e il direttore di Micromega Paolo Flores d’Arcais che si incontrano a Roma, alla Festa dell’Unità, per discutere del libro di quest’ultimo “Democrazia! libertà privata e libertà in rivolta” (160 pagine, 7 euro, Add editore) domenica 8 luglio alle ore 21,30 al “Palco Libreria”.

Da anni si afferma che è malata, la si accusa, ma le si rimane attaccati come all’ultimo baluardo di libertà e uguaglianza. Da anni si sente parlare di democrazia zoppa, di democrazia finita, di democrazia fallita. Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di democrazia? A una forma utopica e ideale, o a un meccanismo concreto di gestione del potere capace di ridurre le distanze tra i cittadini? L’idea di democrazia ha dovuto adeguarsi a molte sollecitazioni, a cambiamenti sociali così radicali da mettere in crisi non solo le grandi ideologie, ma anche gli ideali che tenevano insieme popoli e nazioni. Cosa rimane al concetto e alla pratica democratica dopo l’improvviso accelerare della storia degli ultimi anni? Cosa dopo decenni di liberismo sfrenato, dopo crisi finanziarie, dopo l’avvento sempre più incontrollabile dei poteri forti? Con questo saggio Paolo Flores D’Arcais riflette sullo stato di salute e sugli spazi di azione ancora propri della democrazia, cercando prima di individuarne nemici e punti deboli, poi di trovare possibili soluzioni per un ritorno vero e condiviso del fare democratico.

Articolo Precedente

Premio Strega 2012, i finalisti alla resa dei conti. Con un favorito (quasi) certo

next
Articolo Successivo

Libri d’estate: da 007 al soft-porno made in Usa, le strategie anticrisi degli editori

next